“Il nostro grido per il clima”

Accattivanti slogan disegnati su supporti di cartone, presenza fisica anziché virtuale, adesione a uno sciopero come strumento di lotta: gli oltre cinquemila nativi digitali che venerdì 15 marzo sono scesi in piazza a Trento per i #FridaysForFuture – i “Venerdì per il futuro” dedicati alle tematiche ambientali portati avanti caparbiamente dalla sedicenne svedese Greta Thunberg -, se si guarda alle modalità comunicative, hanno fatto tornare indietro le lancette degli orologi di cinquant'anni, al Sessantotto dei loro genitori.

Intendiamoci, nel #GlobalStrike (l'hashtag, infatti, è d'obbligo) che ha coinvolto più di un milione e mezzo di studenti in duemila città sparse per 125 Paesi, la globalizzazione e la modernità dei social media c'erano eccome. Dietro le quinte, Facebook e Whatsapp sono stati fondamentali per il tam tam organizzativo, così come la colorata estetica dell'io-attivista ha trovato ampio sfogo su Instagram; per di più, tanti cartelloni, anche nel capoluogo trentino, sono stati scritti in inglese, a richiamare la portata planetaria della manifestazione.

La presenza di studenti delle superiori e dell'università – ma anche dei fratellini più piccoli e dei nonni, degli insegnanti e degli scienziati – non è stata improvvisata, in via Verdi come nel resto d'Italia. Nelle settimane precedenti i ragazzi si sono preparati al corteo incontrandosi di pomeriggio nelle aule scolastiche: lì hanno discusso della posta in gioco e, armati di pennarelli e ironia, hanno messo nero su bianco le loro priorità, a partire dalla constatazione che per l'essere umano non c'è un “Pianeta B”, e che quindi è tassativo prendersi cura di quello che ci ospita.

“Abbiamo fatto i nostri compiti”, ha scritto più volte in questi giorni la giovane Greta sulla sua pagina Facebook: “le scelte individuali contano e nessuno è troppo piccolo per fare la differenza”. Nell'epoca delle parole virtuali – e dei leoni da tastiera – il movimento delle tre effe e la sua leader nordica, donna come moltissime delle trascinatrici nei cortei, non sono stati esenti da critiche, con tanto di fake news diffuse per screditare la protesta.

Martedì 19 marzo alcuni rappresentanti degli universitari si sono ritrovati allo studentato Mayer per dare seguito al “FridaysForFuture”, mentre alcuni pullman partiranno anche da Trento per partecipare sabato 23 marzo a Roma alla marcia nazionale “per il clima e contro le grandi opere”. La sensazione, proprio per questo ulteriore appuntamento, è che, a differenza della sfilata del 15 marzo, esso possa essere politicizzato: saranno infatti presenti i comitati ambientalisti di tutta Italia, con destinazione della protesta il Ministero dell'Ambiente.

Il punto è che, al di là del rischio di “infiltrazione” dei partiti, della reale consapevolezza dei partecipanti sugli argomenti di protesta e della capacità di portare la lotta oltre l'estemporaneità di un venerdì mattina senza scuola, la generazione zeta ha già raggiunto un obiettivo importante. Più degli allarmi inascoltati degli scienziati, è riuscita a richiamare l'attenzione su clima e ambiente, quando questi temi erano molto lontani dalle agende dei decisori politici e dalle chiacchiere della gente.

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