In Alto Adige soddisfazione “a tappeto”

I curatori: “Il benessere non dipende solo dalle condizioni economiche, ma anche dalle relazioni interpersonali positive”

Gli altoatesini sono persone soddisfatte. Certo, la crisi colpisce anche il Sudtirolo, e tuttavia la maggioranza della popolazione si dichiara “soddisfatta o molto soddisfatta per la propria vita”. È quanto emerge dall'Indagine annuale Multiscopo sulle famiglie (“Aspetti della vita quotidiana”) condotta dall’ASTAT, l’Istituto provinciale di Statistica.

In particolare, due terzi di coloro che hanno risposto alle domande della ricerca (persone di 14 anni e oltre), rispetto alla loro situazione dell’anno passato, danno un voto che oscilla tra l’8 e il 10, su una scala che va da zero a 10. Rispetto ad un’analoga rilevazione dell’anno precedente le differenze sono del tutto trascurabili.

“Una prova di quanto sia diffusa ‘a tappeto’ la soddisfazione degli altoatesini – spiegano all’ASTAT – ci è fornita dall’analisi della relazione fra la soddisfazione e le più importanti variabili socio-demografiche: età, sesso, titolo di studio, abitare in città piuttosto che in un comune piccolo, stato civile (coniugato, coabitante o single), condizione professionale (occupato, non occupato), cittadinanza (straniero o italiano) e madrelingua italiane, tedesca o ladina”.

L’unica variabile che sembra incidere sul grado di soddisfazione è quella economica. Ovvero: le persone senza sufficienti risorse economiche ne risentono anche sul piano del “sentirsi bene”. La cosa potrebbe apparire scontata, eppure anche in questo caso lo scarto tra l’atteggiamento di “poveri e ricchi” non è così rilevante. “La variabile economica – secondo gli analisti dell’ASTAT – conta nel determinare il benessere della persona, ma sembra esserci qualcos’altro”, “qualcosa che va oltre: la Lombardia, per esempio, non è certo meno ricca del Trentino Alto Adige, eppure ha valori di soddisfazione più bassi. Evidentemente esiste anche una componente ‘culturale’ della spiegazione”. “Secondo le più recenti convinzioni in proposito, il benessere soggettivo dipende anche da fattori che vanno al di là del reddito e delle condizioni materiali”.

Come nota Stefano Lombardo, curatore del rapporto ASTAT, “sembrerebbero confermate le visioni di Carol Ryff e di alcuni autori della psicologia positiva, secondo i quali il benessere dipende anche dalle relazioni interpersonali positive per cui ‘il benessere individuale si armonizza con il benessere collettivo’”.

Malgrado la consapevolezza che sul piano economico le prospettive non sono ancora buone, rispetto al futuro gli altoatesini si mostrano piuttosto ottimisti: il 26,6 per cento pensa che la situazione migliorerà nei prossimi cinque anni, contro il 14,5 per cento che è di avviso contrario. Nel 2012 gli ottimisti sul futuro erano solo il 22,8 per cento. Altro dato interessante: i più ottimisti sono i ragazzi più giovani (42,1 per cento).

Un ultimo aspetto individuato dalla ricerca statistica: gli altoatesini sono generalmente diffidenti verso gli sconosciuti, però si fidano molto delle persone con le quali sono in contatto quotidiano (l’87,3 per cento pensa che il vicino di casa gli restituirebbe dei soldi trovati) e ancor di più delle forze dell’ordine (91,1 per cento).

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