“La sicurezza non si costruisce sulle armi”

La connessione tra la nuova forma di “legittima difesa” e la diffusione delle armi nelle nostre città preoccupa la Rete Italiana per il Disarmo. “Non è certo da una maggiore diffusione delle armi che potrà derivare una convivenza civile che è preludio alla riduzione dei delitti e delle minacce. Non è certo sulle armi che si può costruire una vera sicurezza collettiva e diffusa”, osserva la Rete Italiana per il Disarmo. Concorda Giorgio Beretta, analista dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere – Opal. “Potranno gioire i fabbricanti di armi, ma per i cittadini si tratta di un rischio gravissimo. Gli omicidi compiuti durante le rapine sono in numero di gran lunga inferiore a quelli per risse o liti familiari. E una parte rilevante degli omicidi compiuti con armi da fuoco ha visto l’impiego di armi regolarmente denunciate”. Beretta ha proposto l’introduzione di “una specifica licenza per difesa abitativa da concedere a chi ne ha i requisiti e per tipi di armi e munizioni non letali, a solo scopo difensivo”. “Oggi – osserva – è troppo facile ottenere una licenza per armi che permette di usare pistole con caricatori da 15/20 colpi o addirittura fucili semi-automatici AR-15. Lasciare nelle case queste armi e soprattutto le munizioni non serve certo ad aumentare la sicurezza”. Se c’è un’arma in casa, lo dicono i dati, è molto più facile che venga utilizzata per ammazzare un familiare (spesso donna) o un vicino che non per fronteggiare eventuali ladri.

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