TransLagorai, i paletti e i rischi

Confronto aperto e schietto l’altra sera nella sede della Sat, che ribadisce: “In questo progetto non ci sono interessi personali né speculazioni”

Ha un bel dire Anna Facchini nel ricordare che il progetto è solo agli inizi, che il confronto con tutti è aperto e che la Sat – Società degli alpinisti tridentini – che presiede ha una lunga storia nel campo della tutela ambientale. “Ci abbiamo messo la faccia e abbiamo avuto coraggio a dire di sì”, ha sottolineato. Di fronte si è trovata una sala, stracolma, quella di via Manci a Trento, lo scorso giovedì 8 novembre, arrabbiata e critica anche da parte di diversi soci della Sat, alcuni dei quali hanno aderito al Comitato Pro Lagorai – partecipato anche da Mountain Wilderness, Italia Nostra, Wwf Trentino e Libera associazione malghesi e pastori del Lagorai – che su Facebook ha raccolto oltre 18mila firme per dire “giù le mani dal Lagorai. Una speculazione con soldi pubblici per trasformare le malghe in ristoranti” (questo lo slogan).

Il nodo dello scontro, il muro contro muro, riguarda il progetto TransLagorai di “riqualificazione” della catena montuosa del Trentino orientale, percorso lungo circa 80 chilometri, dalla Panarotta al Rolle. Nell’agosto scorso è stato firmato dalla Provincia di Trento, dalla Magnifica Comunità di Fiemme e dai Comuni di Scurelle, Canal San Bovo, Ziano di Fiemme, Telve di Sopra e dal parco naturale Paneveggio-Pale San Martino l’accordo di programma che prevede un investimento pubblico di 3 milioni di euro di cui 2milioni 381mila 440 euro messi da piazza Dante. Prevede la ristrutturazione e l’ampliamento di alcune malghe esistenti (Val Maggiore, Lagorai, Cadinello, Miesnotta, Conseria, Valsolero e del rifugio Monte Cauriol) nonché la sistemazione e l’ampliamento della sentieristica, il potenziamento del sistema delle telecomunicazioni e opportune iniziative promozionali. Da alcune malghe è messo nero su bianco che si possano ricavare ristoranti con al massimo 40 posti a sedere e non più di 20 posti letto.

Secondo gli ambientalisti la wilderness dell’ampia zona montuosa, il suo essere selvaggia e incontaminata, sarebbe messa a rischio. Punto “sensibile” risulterebbe, sul versante fiemmese, malga Lagorai, che, secondo i detrattori del progetto, potrebbe essere nelle “future mire” della società degli impianti sciistici del Cermis le cui piste peraltro distano oltre un ora e mezzo di cammino.

La Sat, che appoggia il progetto fin dalla precedente presidenza di Claudio Bassetti, ma non è tra i firmatari dell’accordo di programma, si occuperà di metter mano alla sentieristica: “in previsione una ventina di interventi straordinari per migliorarli”, ha detto Tarcisio Deflorian della commissione sentieri satina. E ha aggiunto: “Le criticità da cui siamo partiti sono la carenza, sull’itinerario, di posti tappa gestiti, l’incertezza dei pernottamenti, la mancanza di percorsi alternativi in caso di maltempo o di innevamento tardivo. In questo progetto non ci sono interessi personali né speculazioni. Finalmente abbiamo un progetto complessivo”.

“Per malga Lagorai – ha affermato Roberto Bertoldi, vicepresidente Sat – si potrebbe proporre un’estensione del vincolo ambientale attraverso un protocollo d’intesa. Inoltre, diciamo no a tralicci per le telecomunicazioni impattanti”.

Precisazioni che non hanno placato il fuoco di fila delle critiche che paventano per la zona “la trasformazione in un altro circuito turistico e l’arrivo in massa degli escursionisti”. Per ora, progetti definitivi di ristrutturazione, interventi conservativi e di miglioria, ricostruzione di malghe e rifugi non ce ne sono, fuorché uno. Spettano ai proprietari, Magnifica e Comuni interessati, promuoverli con gli eventuali cambi di destinazione d’uso, ipotetici aumenti volumetrici e concessioni.

C’è un passaggio della presidente Facchini che val la pena sottolineare. Ha sostenuto: “Ci rendiamo ben conto che far rispettare i paletti è il punto debole. Non siamo dentro l’accordo di programma. Semmai potremmo firmare una convenzione riguardante i sentieri che però non siamo obbligati a sottoscrivere e non abbiamo ancora deliberato”. Un messaggio a piazza Dante? Rivolto alla nuova giunta provinciale che eredita il progetto? Si capirà meglio nei prossimi mesi.

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