Un impegno disarmante

L’appuntamento del 25 aprile a Verona presentato da Massimiliano Pilati e don Albino Bizzotto: “Non solo contro le armi, ma anche contro uno stile di vita che distrugge il pianeta”

Mercoledì 15 aprile si è tenuto a Trento, presso il Cafè de la Paix, l’incontro “In piedi costruttori di pace”, organizzato dalla FUCI – Federazione Universitaria Cattolica Italiana – di Trento in collaborazione con il Forum Trentino per la Pace e i Diritti umani e il Centro di Educazione alla Pace di Rovereto. Un’occasione per presentare l’iniziativa ”Arena di Pace e Disarmo”, che si terrà a Verona venerdì 25 aprile e che, nel solco delle Arene degli anni ’80 e ’90, vedrà riunirsi l’intero movimento pacifista e nonviolento, laico e religioso, della solidarietà e del volontariato, per rispondere ancora una volta al grido «In piedi costruttori di pace!» con cui don Tonino Bello spronava le coscienze di migliaia di uomini e donne che partecipavano all’Arena del 1989. Oggi come allora quella frase ci invita ad opporci all’idea che occorre armarsi per garantire la pace, ricordandoci piuttosto che la pace per tutti nasce dalla giustizia di ciascuno, e che per questo motivo “nessuno può eludere questo impegno essenziale di promuovere la giustizia, ciascuno secondo le proprie competenze e responsabilità”, come ha avuto modo di ribadire Benedetto XVI in occasione della XLV giornata mondiale per la Pace. E’ un impegno che riguarda da vicino gli universitari cattolici e non li lascia indifferenti.

Due ospiti hanno guidato nella discussione: Massimiliano Pilati, presidente del Forum Trentino per la Pace e i Diritti umani, e don Albino Bizzotto, fondatore e presidente dei “Beati i Costruttori di Pace” nonché promotore delle Arene di pace degli anni ’80 e ’90.

La scelta del 25 aprile non è casuale, e ne è prova lo slogan stesso dell’iniziativa: “la resistenza oggi si chiama nonviolenza, la liberazione oggi si chiama disarmo”. Come ha ricordato Pilati, nonostante l’articolo 11 della Costituzione Italiana e nonostante una crisi che sottrae continue risorse, la corsa dell’Italia agli armamenti non si ferma. Basti pensare ai 14 miliardi recentemente destinati all’acquisto dei nuovi cacciabombardieri F-35, che vanno ad aggiungersi a spese tali da formare un bilancio complessivo di 25 miliardi: “questo è il prezzo con cui stiamo pagando la nostra violenza”. Ci si potrebbe fermare qui, se si volesse parlare solo di soldi – e già questo basterebbe, considerando i finanziamenti continuamente sottratti a settori ben più importanti. Ma ciò su cui bisogna focalizzare l’attenzione non è tanto la convenienza, ma l’impellente necessità di adottare uno stile di vita disarmante, che superi le logiche della violenza e che aiuti a costruire un futuro di pace. “L’Arena del 25 aprile è solo una delle occasioni in cui spetta a ciascuno di noi alzare la voce, e dire no a scelte che compromettono futuro e dignità”.

L’obiettivo è alzarsi con coraggio, partendo dalla quotidianità, dai conflitti che riguardano le vite di ognuno di noi, ha suggerito Pilati. Soltanto operando una radicale rivoluzione tra noi anche il mondo potrà percorrere nuove strade lontano dalla guerra. Ciascuno di noi è chiamato ad un impegno serio, continuo, che riguarda una chiara presa di posizione, non solo contro le armi e contro le follie dei governi, ma anche contro uno stile di vita che sta distruggendo il nostro pianeta.

E proprio da qui è partito don Albino Bizzotto, offrendo una riflessione sul tema del nostro rapporto con la Terra. Don Bizzotto ha ricordato che il nostro primo problema oggi è proprio l’insostenibile violenza che stiamo attuando contro il nostro pianeta e che possiamo sì parlare di pace, di disarmo, di legalità, ma non prima di aver affrontato il rischio enorme che la terra sta correndo. La necessità ci chiede di rivedere il nostro rapporto con il creato, e la Chiesa è chiamata a farlo per prima. Quella dell’uomo con il pianeta è dunque una relazione da recuperare, abbandonando anche la concezione secondo cui soltanto l’uomo conta: è Dio stesso che con la Creazione ha dato inizio ad un intreccio di relazioni che spetta all’uomo continuare.

Quella di don Bizzotto è una chiamata forte e importante ad assumerci tutta la nostra responsabilità: continuando per questa strada altro non faremo che consumare futuro. “La salvezza dell’Umanità non può prescindere dalla salvezza della Terra. Partendo da qui, e soltanto da qui, possiamo parlare di pace e di solidarietà”.

Non venga detto – è il monito di don Albino – che la certezza della sconfitta costituisce un buon motivo per non impegnarsi: Gesù stesso è in questo il primo maestro. Nessuno di coloro che hanno impiegato la propria vita per mettere un buon seme nel mondo ha vissuto invano. Se è infatti vero che sul piano storico la vittoria è di Pietro Bernardone – il mercante padre di Francesco D’Assisi –, è a quest’ultimo che spetta la vera vittoria, quella sul piano umano.

L’Arena di Pace e Disarmo è in conclusione un’occasione da non perdere per far sentire la nostra voce a sostegno di una cultura di non violenza e di solidarietà. La più grande ed impegnativa liberazione che dobbiamo fare è quella da tutti i nostri “me ne frego”, per ripetere ancora una volta, come ci insegna don Milani, “I care”, “Me ne importa”.

Elena Cappellari

FUCI Trento

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