Direttori e presidi laici

La nomina di un laico in un ruolo di grande responsabilità all’interno della comunità diocesana non è più una novità

Per la prima volta nella storia un laico, dal settembre 2019, sarà preside dello Studio teologico accademico di Bressanone. Si tratta del teologo pastorale Alexander Notdurfter.

Lo sviluppo dello Studio teologico brissinese è legato alla storia del Seminario maggiore che fu istituito nel 1607, a seguito del sinodo diocesano del 1603, che così dava attuazione alle intuizioni del Concilio di Trento, implementando il rinnovamento di cui la Riforma protestante aveva reso drammaticamente evidente l’assoluta necessità.

Che anche oggi la Chiesa cattolica abbia bisogno di nuovi approcci sul piano teologico e pastorale è chiaro a molti, benché altrettanti facciano fatica ad abbandonare un passato che però, per l’appunto, è passato. Che sia dunque un teologo pastorale a guidare per i prossimi anni l’istituto di Bressanone fa ben sperare. Che si tratti di un laico è certamente frutto della capacità dei vertici diocesani di leggere i segni dei tempi.

Alexander Notdurfter lui stesso brissinese, annata 1964, ha studiato teologia nella città vescovile, poi a Würzburg e infine a Innsbruck, dove si è laureato alla facoltà teologica. Fino ad ora ha diviso il suo tempo tra famiglia (moglie e tre figli), insegnamento della teologia (dal 2016 è professore ordinario) e Caritas diocesana, dove ultimamente ha diretto l’area “sviluppo dell’organizzazione e del personale”. Come ama ripetere, l’impegno nella Caritas gli ha dato la possibilità di tradurre in concreto quanto stava insegnando, in forma teorica, ai suoi allievi. Un banco di prova e un laboratorio nel quale sperimentare e sperimentarsi.

Intervistato da Martin Lercher per il quotidiano Dolomiten, Notdurfter ha motivato con queste parole la sua scelta per la teologia: “Avrei voluto studiare medicina, ma poi ho deciso a favore della teologia. In retrospettiva, un’ottima scelta! Chi studia teologia entra in contatto con molte altre scienze: ovviamente con la filosofia, ma anche con la pedagogia, la psicologia, la sociologia; lavora con i testi, impara le lingue, si occupa di storia e così via. Questa varietà mi ha sempre affascinato. Ma ancor più il fatto che filosofia e teologia hanno nel mirino le grandi domande dell’uomo: da dove vengo, chi sono io, dove vado? Chi è Dio e cosa è il mondo? Occuparsi di queste cose per me è stato ed è un grande arricchimento, un lusso”.

La nomina di un laico in un ruolo di grande responsabilità all’interno della comunità diocesana non è più una novità. Aprendo il nuovo sito della diocesi di Bolzano-Bressanone, andato online la settimana scorsa, si potrà verificare come tra i direttori degli uffici diocesani, otto sono laici, solo due sono sacerdoti e uno è diacono permanente. Tra questi, a differenza di quanto già accade in altre diocesi poco più a nord, una sola donna.

Bolzano-Bressanone sta lavorando anche al riassetto organizzativo delle parrocchie. Alcune sono già affidate a responsabili laici (fatte salve le competenze dei sacerdoti secondo il diritto canonico). Tutte, col passare degli anni, saranno rette dai cosiddetti “team pastorali”, composti anch’essi di laici che avranno la responsabilità organizzativa negli ambiti della liturgia, dell’annuncio, della carità e dell’amministrazione. Ma non si tratta di una Chiesa “conquistata” dai laici. Il senso è piuttosto quello della condivisione delle responsabilità. In questo nuovo contesto il prete non avrà affatto un ruolo marginale. Potrà essere pastore davvero. Colui che riconosce e valorizza i carismi. Colui che aiuta la comunità e i singoli cristiani a camminare con le proprie gambe, secondo la pedagogia di Gesù, il quale ha preparato i suoi a vivere anche senza la sua presenza fisica (dopo aver promesso e poi donato lo Spirito, di cui domenica si è celebrata la presenza).

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