“La carità non avrà mai fine”

Iniziative della Caritas di Bolzano per la pandemia Covid-19

Il versetto 8 del capitolo 13 della prima Lettera di Paolo alla comunità di Corinto parla di questo tempo strano. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. Invece: la carità non avrà mai fine.

La scienza, lo vediamo a ogni istante, non è capace da sola di far fronte al mostro che dilaga. Ci dice come difenderci al meglio, ci spiega come è fatto il virus, prima o poi ci darà il vaccino. Intanto però, ogni giorno, centinaia di persone cadono vittima di COVID-19. Il “dono delle lingue”, che in Alto Adige si può collegare alla comunicazione e alla politica, cesserà. Pure la religione, persino nella sua declinazione profetica, è destinata a scomparire, a dar retta alle parole dell’apostolo Paolo.

Anche nella provincia di Bolzano, che ama mostrarsi come modello di organizzazione ed efficienza, sono emersi i limiti tecnici e l’impreparazione ad affrontare il virus e le sue conseguenze. Il sistema sanitario, la protezione civile, dove non mancano gli esempi di abnegazione e di professionalità come in tutto il Paese, hanno dato segni di affanno sul piano operativo, se è vero che un centro di accoglienza per persone richiedenti asilo, dove si è segnalata la presenza del virus il giorno 17 marzo, è stato messo in quarantena (con tutti gli accorgimenti necessari) solo dopo due settimane. A soffrire di più sono gli ospiti e gli operatori delle case di riposo e là si contano diverse vittime anche tra i sacerdoti anziani.

La politica altoatesina appare impotente. Sul piano normativo la Provincia riformula in ordinanze, con qualche aggiunta, i decreti del Presidente del Consiglio e del Governo. L’autonomia sembra un tema d’altri tempi. I responsabili della Cosa pubblica lanciano messaggi contraddittori, cercano spazi di visibilità (le elezioni comunali sono solo rinviate), distribuiscono a tappeto improbabili scaldacollo, cedono alle pressioni dell’economia a scapito del sociale, scaricano su altri le proprie responsabilità. Ma naturalmente, nella confusione, c’è anche chi lavora con serietà e silenzio e saranno loro a condurre in porto la barca.

La comunità cristiana? Ora che non si va più a messa, ci si interroga sufficientemente sul valore della comunità che celebra insieme l’eucaristia o si aspetta che passi la tempesta e tutto torni come prima? “La tempesta – ha detto papa Francesco il 27 marzo in piazza S. Pietro – smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità”.

Il virus, sembra volerci dire Francesco, ci ricorda proprio che “la carità non avrà mai fine”. Non a caso, mentre scienza, politica e religione vacillano, fioriscono in tutto il Paese, in tutto il mondo, anche in Alto Adige, le opere di carità. Piccole attenzioni come fare la spesa per il vicino anziano, telefonare a una persona sola, attivare nuovi spazi di ascolto e di condivisione.

Mercoledì 25 marzo a mezzogiorno gli operatori della Caritas diocesana sono usciti dagli uffici della sede centrale. Sono scesi in giardino e, a distanza di sicurezza (la scienza), hanno recitato insieme, in tedesco e in italiano (il dono delle lingue), il Padrenostro (la profezia). Unendosi così al sì di Maria che è un sì di prossimità e di condivisione (la carità), nella convinzione che “nessuno si salva da solo”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina