Manovra diversiva

Approvata con trionfalismo, non affronta in alcun modo la crisi che continua ad interessare il nostro paese

La manovra di bilancio è stata approvata dal Consiglio dei ministri con la consueta sceneggiatura di trionfalismi, inclusi quelli del premier Conte e aggiungendoci un inaspettato numeretto di Tria che si è assunto la corresponsabilità di tutto smentendo qualsiasi ipotesi di dimissioni. La domanda che ci si deve porre è se si tratti di una manovra che affronta in qualche modo la crisi che continua ad interessare il nostro paese. La risposta è negativa: prendendo a prestito una definizione dal gergo strategico-militare si tratta semplicemente di una manovra diversiva.

I suoi capisaldi sono sostanzialmente norme che puntano a raccogliere consenso elettorale. Per carità, è più o meno quello che hanno fatto e fanno tutti i governi, ma qui il prezzo che si impone al paese è particolarmente salato.

Ciascuno dei due partiti di governo ha ottenuto l’intervento più redditizio nella prospettiva di consolidare e/o aumentare i voti nelle urne europee del prossimo maggio. La Lega lo ha fatto con maggiore scaltrezza politica, poiché ha ottenuto una norma facile da applicare e che va incontro alle attese di una vasta platea. Ci riferiamo ovviamente alla riforma della legge Fornero. Non ci vuol molto a capire che la gente ha digerito male quella legge che di punto in bianco ha cancellato un privilegio che era stato considerato invece un diritto acquisito. Chi lo ripristina potrà senz’altro contare sulla gratitudine di una vasta platea di interessati facilmente identificabili (chi ha almeno 62 anni e 38 anni di contributi), mentre coloro che sono penalizzati, cioè i giovani, sono numericamente pochi e psicologicamente si sono già rassegnati ad un futuro incomprensibile sul fronte pensionistico. Ci sarebbero quelli diciamo così di mezza età, che però possono illudersi che la riforma con la mitica quota 100 possa resistere anche fino al loro turno.

I Cinque Stelle hanno invece ottenuto di varare una norma la cui applicazione è tutt’altro che semplice. Hanno suscitato moltissime aspettative, ma al dunque non sarà facile determinare chi davvero rientrerà nella categoria dei percettori del reddito di cittadinanza. Ci vorrà comunque del tempo per mettere a punto almeno un primo avvio di questa riforma e ciò creerà presumibilmente disillusione e fastidio: si pensi solo a mettere in piedi i corsi di formazione obbligatori per tutti coloro che riceveranno il reddito (senza tener conto del fatto che non si capisce bene come sarà possibile fare formazione mirata a tutti i diversi settori in tutte le province italiane). Nonostante la promessa di rendere la norma operativa entro i primi tre mesi del prossimo anno, ci sembra difficile che M5S possa presentarsi all’incasso del dividendo di questo suo successo alle elezioni europee di primavera, anche se al solito cercherà di alzare la cortina fumogena degli attacchi ai burocrati nostrani ed europei che li boicottano.

Per il resto nella manovra ci sono molti fuochi d’artificio propagandistici, ma poca sostanza. Il taglio delle cosiddette pensioni d’oro è demagogia, ammesso che non cada sotto la scure dei ricorsi. Di flat tax si parla restringendola per ora a pochi privilegiati (e questo non piacerà agli altri). Il condono fiscale è la consueta piccola furbata per raccattare un po’ di soldi e comprarsi un po’ di elettori (ma anche, supponiamo, perderne altri, perché chi ha pagato sempre le proprie tasse comincia a seccarsi di questi regali a chi non lo fa). La solita minaccia di mettere però in galera gli evasori è lo scontato specchietto per le allodole.

Nella manovra c’è poco o nulla per rimettere in moto la nostra economia. Le parole con cui Salvini, Di Maio e lo stesso Conte hanno in conferenza stampa commentato i risultati del Consiglio dei Ministri sono come di consueto roboanti, ma non possono mascherare una realtà: se l’economia italiana non si rimette in moto lo Stato non troverà più sul mercato finanziamenti del suo debito, che aumenta sensibilmente, ad un costo accettabile. Il governo spera che l’economia decolli per sue virtù, cosa non facile, ma soprattutto con problemi di disequilibrio geografico che non potrà affrontare agevolmente.

Per ora si maschera facendo credere che tutto sia concentrato nel braccio di ferro con Bruxelles, ma quella tutto sommato sarà la partita meno difficile: con tutte le grane che ha la UE in questo momento e con una Commissione in scadenza si farà molto chiasso, ma si morderà poco.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina