Uno scontro sempre più aspro

La politica italiana si sta impantanando in uno scontro senza quartiere fra tutte le varie fazioni in campo, senza capire che questo alla fine le indebolirà tutte. La ragione è l’incertezza del panorama generale che mescola spostamenti elettorali non facili da interpretare, una situazione economica ancora problematica, un contesto europeo e internazionale gravido di incognite.

Il rafforzamento di immagine che i Cinque Stelle hanno guadagnato con le vittorie di Torino e Roma ha portato molti a profetizzare una prossima vittoria di quel movimento alle elezioni nazionali. Se davvero sarà così è difficile dirlo, perché non basta la conquista di due pur importantissime piazze per aprire la strada alla valanga grillina, ma certo l’attenzione con cui si guarda ora al M5S da parte di pezzi significativi delle classi dirigenti, da ambienti industriali ad ambienti ecclesiastici, lascia intravvedere che ormai quella forza politica viene presa in considerazione. In parallelo naturalmente i vertici più responsabili del movimento stanno elaborando una presenza più istituzionale ed avvertita, pur con la difficoltà di marginalizzare una serie di elementi della fase iniziale che non hanno ancora capito che il panorama è cambiato.

Renzi ha dovuto misurarsi con questa novità e lo ha fatto con il suo solito stile, tutto attacco e sfida a 360 gradi. E’ la tattica migliore? Forse no, ma è l’unica che ha a disposizione, perché si è fatto chiudere nel recinto di quel personaggio che aveva messo in scena quando aveva il vento in poppa. Del resto i suoi avversari interni non capiscono che costringendolo in quei panni fanno anche il loro male, perché sono ridotti ad essere le sue controfigure negative, capaci solo di contrapporre alle sfide del segretario altre sfide. Peccato che entrambe sono sempre più “narrazioni” (del resto il vocabolo viene apertamente usato) e sempre meno progetti politici.

Il punto più alto della sfida è arrivato quando in direzione Renzi ha annunciato che una vittoria del no al referendum avrebbe portato ad elezioni anticipate. Peccato per lui che non possa essere certo di questo fatto. Lo scioglimento delle Camere è competenza esclusiva del Capo dello Stato che le può sciogliere solo se non sono disponibili governi alternativi che abbiano la maggioranza per la fiducia.

Ora è proprio qui che entrano in gioco gli altri fattori che abbiamo citato sopra. La situazione economica non è buona e soprattutto il sistema bancario, polmone essenziale dell’economia, è messo piuttosto male. La situazione internazionale è a dir poco ingarbugliata: UE in crisi, paesi a rischio instabilità (Austria e Spagna, almeno al momento), elezioni americane alle porte, problemi come terrorismo e migrazioni ancora ben lontani dall’essere messi sotto controllo.

In queste condizioni il presidente Mattarella avrà difficoltà a consentire che il paese si trovi per alcuni mesi senza guida politica autorevole in attesa di elezioni anticipate (fra scioglimento ed elezioni, ben che vada, passano almeno tre mesi e facciamo finta di non sapere che c’è di mezzo anche l’inverno). I parlamentari avranno certo poca voglia di andare alle urne con un sistema che mischierebbe l’Italicum alla Camera e il “consultellum” al Senato. Figurarsi se in queste condizioni sarà difficile trovare chi si offre ad un governo di larghe intese per salvare il paese: destra e sinistra non avranno difficoltà a concordare un po’ di tregua per procedere quanto meno ad una riforma della legge elettorale, soprattutto vista la crisi che coinvolge anche il centrodestra.

Fantapolitica? Non crediamo, anzi ci sembra di cogliere già qualche piazzamento per offrirsi come salvatori della patria al momento opportuno. Ovviamente se vincesse il sì al referendum il panorama cambierebbe e non poco. Renzi potrebbe continuare a governare e si rafforzerebbe, anche se non così tanto come sembra credere. Infatti i fattori di complicazione del quadro sia sul piano economico che su quello internazionale ci sono anche per lui e la sua maggioranza resta debole e sottoposta a molti condizionamenti.

E’ probabile che quest’anno non ci saranno molte settimane di tregua politica estiva. Perciò si dovrà vedere se alle “narrazioni” qualcuno farà seguire qualcosa di più solido.

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