La Messa è finita?

La Messa è diventata un rito troppo complesso per molti. Alcuni non partecipano perché capiscono poco o nulla della liturgia

È da qualche settimana che sono impossibilitato a partecipare ogni domenica alla Messa nella mia parrocchia. Così, come accade a molte persone, sono costretto a seguirla in televisione. In questo modo mi sono reso conto della grande differenza che intercorre tra la presenza fisica alla celebrazione eucaristica e la virtuale partecipazione alla Messa via etere. A prima vista sembrerebbe tutto uguale, anzi con più comodità e forse più attenzione posso seguire i vari momenti della funzione. Recentemente ho scoperto che esiste pure la comunione spirituale – che era poi quella insegnatami dalla mia nonna, quando non avevo ancora fatto la prima comunione: in qualche modo, attraverso la preghiera e la devozione, si può unirsi all’eucaristia reale celebrata in chiesa.

La comunione spirituale è tornata alla ribalta con forza durante il Sinodo sulla famiglia come possibile via di uscita al controverso problema dell’ammissione al sacramento dell’eucaristia dei divorziati risposati. Un paragrafo specifico della dichiarazione finale del Sinodo non ha però raggiunto la maggioranza dei due terzi per l’approvazione; ai Padri sinodali concedere a chi “non è in regola” la semplice opportunità di accostarsi alla comunione spirituale è sembrato un palliativo poco plausibile e impraticabile.

Nel frattempo, come emerso nel dibattito dell’assemblea sinodale della nostra diocesi, molte sono le ex parrocchie (ora accorpate nelle unità pastorali) che non possono celebrare l’eucaristia neppure la domenica. Per queste comunità si pone il problema di cosa fare la domenica: andare in un’altra parrocchia, prendere parte ad altri momenti di preghiera, o “saltare” le celebrazioni? Sappiamo però che l’eucaristia è il centro della liturgia e che, in sua assenza, anche le altre parti della celebrazione perdono molto del loro significato. Ciò comporta ulteriormente che i fedeli non si rechino neppure alle “forme alternative” di celebrazione senza prete (ma con il pane e il vino già consacrati) o addirittura senza eucaristia, alternative già sperimentate con esiti poco incoraggianti in Trentino.

Nel corso dei secoli il cattolicesimo ha sempre di più “concentrato” nella Messa domenicale il momento di partecipazione dei fedeli alla preghiera comunitaria. Altre forme di liturgia, come quella delle Ore con la recita delle Lodi e dei Vespri, sono diventate appannaggio quasi esclusivo degli ordini religiosi. Lo studio dei testi sacri, stupendo modo di avvicinarsi a Dio, vietato fino a ieri per i semplici cristiani e poco diffuso anche oggi, stenta ad essere proposto come momento liturgico. Andare al catechismo (o alla “dottrina”, come si diceva una volta) è riservato esclusivamente ai ragazzi dell’iniziazione cristiana che poi, dopo la cresima, se ne vanno. Resta ancora la pratica del rosario, ma quando molte delle nostre donne credenti saranno morte che cosa ne sarà? E questo vale anche per le processioni, la Via crucis e le altre testimonianze di quella che viene chiamata pietà popolare.

Se anche la Messa della domenica diventa saltuaria, cosa accadrà? Eppure questa sembra essere la tendenza per il futuro. In questi anni la Chiesa ha insistito con forza sul valore della domenica come giorno del Signore, ribadendo l’assoluta necessità, per una minima vita cristiana, di andare in chiesa settimanalmente per celebrare insieme con la comunità la liturgia della Santa Messa. Dobbiamo essere consapevoli di questo: i primi cristiani sono sopravvissuti ad ogni tipo di persecuzione soltanto perché, nel giorno del Signore, si trovavano insieme nelle loro case per spezzare il pane, certi della presenza reale di Gesù risorto. La fede cristiana non può esistere senza questa convocazione domenicale.

È altrettanto vero però che la Messa sia diventata un rito troppo complesso per molti. Alcuni non partecipano perché, magari senza dirlo apertamente, capiscono poco o nulla della liturgia. Ciò accade soprattutto ai giovani: se poi non si partecipa alla Messa si finisce inevitabilmente nell’allontanarsi del tutto da qualsiasi pratica religiosa. Fermo restando che la liturgia domenicale resta il nucleo della vita cristiana, penso che la penuria di sacerdoti potrebbe essere l’occasione di riscoprire, individualmente, in famiglia e a livello comunitario, altre forme di preghiera, dalla lettura della Bibbia alla meditazione su qualche testo spirituale, dalle opere di misericordia (cioè il servizio concreto ai poveri e ai bisognosi) alla recita di preghiere semplici e ripetitive, ma non meno profonde, come il Padre Nostro e l’Ave Maria.

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