Tra natura e relazione

Alcune domande del questionario sulla famiglia che il Papa ha voluto diffondere in tutto il mondo per sentire le opinioni dei fedeli in vista del Sinodo straordinario di ottobre, vertevano intorno al complesso concetto di “legge naturale”. Che cosa significa “natura”? Molte persone hanno detto di ritrovarsi a disagio di fronte a questo tipo di linguaggio.

Mi rendo conto che riflettere su certi temi rischi di allontanare il lettore, di ingarbugliare ancora di più la matassa e di finire sul terreno tipico di qualche astrusa accademia filosofica o teologica. Eppure non possiamo fare a meno di parlarne. Perché il concetto di natura non solo fonda in gran parte la dottrina etica cattolica, in particolare quando cerca di presentarsi come un discorso “razionale”, ma entra pure nel dialogo quotidiano, con il suo corredo di approssimazioni, fraintendimenti e luoghi comuni.

Torniamo allora ad occuparci di questo argomento. Il termine “natura” è particolarmente ambiguo. Presenta almeno due significati diversi: natura come biologia, ambiente esterno, insieme delle regole che guidano la realtà, ciclo della vita animale e vegetale; dall’altro lato natura come essenza profonda di una cosa, verità oggettiva di un fenomeno, nucleo fondante, ideale a cui tendere. Si può dire allora che la natura subisce cambiamenti climatici o che influisce sull’evoluzione di una specie. Ugualmente si afferma che la natura di un elemento chimico presenta quelle date caratteristiche. Il concetto di natura, nella sua seconda accezione, si applica anche agli enti astratti: ecco cosi la “natura di una civiltà”, la “natura dell’uomo”. Natura qui intesa, è bene ripeterlo, come essenza e identità sostanziale di una cosa.

Proviamo a fare un esempio più concreto. Nei discorsi ecclesiali si sentono spesso frasi del genere: “la legalizzazione delle coppie di fatto contrasta con la natura della famiglia”; oppure “la natura del matrimonio implica l’unione di un uomo e di una donna aperta alla generazione dei figli”. E ancora: “non si può andare contro la natura, contro la verità oggettiva!”; “è la natura che prevede la differenza sessuale tra maschio e femmina”. Da queste semplici affermazioni si capisce come i piani rischiano di confondersi e sovrapporsi.

La legge naturale viene così interpretata grosso modo come il “piano che Dio ha immesso nella creazione”, come quell’insieme di regole e di comportamenti ai quali bisognerebbe conformarsi per avere una vita buona. Questo approccio servirebbe per poter parlare su un piano razionale anche con quanti non hanno una credenza religiosa su cui fondare la propria etica.

Purtroppo così non avviene perché il concetto di natura non è capito. Che cosa è la “morte naturale”? Ci sono persone che hanno una vita intensa e piena, pur dipendendo completamente da macchine artificiali, frutto delle conquiste tecnologiche, lontanissime da qualunque cosa si intenda come naturale. Come la mettiamo in questi casi?

Ancora peggio succede quando ragioniamo di etica e di costumi. Essi cambiano incessantemente nella storia, nelle diverse culture. Non esiste una morale “naturale” a cui per forza adeguarsi. La proposta cristiana, l’insegnamento di Gesù non possono essere rubricati in un modo razionale di comportarsi. Altrimenti la rivelazione sarebbe stata inutile. Ciò non vuol dire che non esistano regole universali valide per ogni tempo, come per esempio il “non uccidere”. A ben vedere però nella natura non avviene così, ma è il più forte che vince sul più debole.

Oggi va per la maggiore un altro tipo di ragionamento, dagli esiti ugualmente ambigui e forse più pericolosi. Alla natura si è sostituita la “cultura”, collegata alla tecnica. In teoria non esistono dati naturali, l’uomo interpreta se stesso e il mondo a suo piacimento, di volta in volta, appunto secondo le varie culture. Un altro esempio concreto, molto dibattuto anche a sproposito. È il tema dell’identità sessuale. Fino a ieri l’omosessuale era semplicemente “contro natura”, sbagliato, da curare e da condannare a livello morale. Molti cattolici pensano ancora cosi. Ma cosa potrebbe pensare una persona a sentirsi dire di essere contro natura? Si sentirebbe perlomeno escluso. Tuttavia non tutto è ascrivibile alla libera scelta individuale o alla moda del momento. L’uomo è una specie animale incomprensibile se si ragiona soltanto a livello biologico, perché esso è anche anima, spirito. Però deve fare i conti con la biologia che, di norma, si distingue in maschile e femminile.

Come incide questo a livello etico? Credo che occorra cambiare paradigma ed elaborare un’etica a partire dalla relazione, non dalla presunta oggettività della natura. È un discorso aperto, una sfida affascinante da affrontare senza paura.

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