In sella con Fausto Coppi

Nicola Cinquetti

“Il Giro del ’44”

Bompiani 2019

208 p. – € 13,00

Età di lettura: da 10 anni

Leggere il romanzo “Il giro del ‘44” (Bompiani) di Nicola Cinquetti è come guardare un bel film in bianco e nero. Nella sua storia, nel come è raccontata, nell’atmosfera che ci si respira c’è qualcosa di intrigante che tiene legati alla pagina.

La storia inizia nel 1940 quando Martino, insieme al nonno e al signor Romolo, amico del nonno e titolare di un negozio di biciclette, segue le tappe del Giro d’Italia. Tutti tifano per Gino Bartali, ma Martino è colpito dal giovane Fausto Coppi, che si sta facendo notare per la sua forza e determinazione e che vincerà alla sua prima partecipazione. Il periodo, però, non è facile. La fine del Giro coincide con l’entrata in guerra dell’Italia e Martino, con la mamma, il nonno e a una zia, sono sfollati in campagna. Nessuno di loro avrebbe voluto abbandonare la città, ma per sicurezza accettano l’invito di uno zio. Per fortuna a Martino è permesso di portarsi la bici per combattere la noia. Purtroppo, però, un gruppetto di bulletti, capeggiato da una bambina, prendono di mira Martino e gli rubano la bici. Per la Guerra, tra il ‘41 e il ‘45 il Giro d’Italia non viene organizzato. Il ragazzo, però, non smette di fantasticare e di crearsene uno suo personale disegnando le tappe con l’aiuto del libro di geografia e immaginando di pedalare insieme a Coppi. Il giro diventa, così, metafora del crescere di Martino che affronta la dura realtà della guerra tra scontri con i ragazzi di campagna, il malessere della mamma, le staffette partigiane e la paura di ciò che è e ciò che sarà.

Il libro è avvincente e coinvolgente, perché la storia di Martino, sullo sfondo della Storia con la “s” maiuscola, è una storia di crescita in cui i giovani lettori si ritrovano. Possono apprezzare l’originalità delle reazioni di Martino alle difficoltà e seguire i suoi pensieri quando cerca di dare stabilità al precario equilibrio della sua famiglia: senza darlo a vedere, infatti, non è facile per lui convivere con l’incertezza della loro situazione e l’idea che suo papà non c’è più, soprattutto perché non sa cosa gli è successo.

La prosa di questo romanzo è scorrevole. Le parole sono scelte con cura e i dialoghi risultano autentici per la precisione con cui sono costruiti. Non è un libro sulla guerra, non è un libro sul Giro d’Italia, non è un libro sul bullismo o sulle difficoltà familiari. È tutto questo insieme e, soprattutto, è un bel romanzo che racconta una bella storia che si legge piacevolmente. Forse il Giro d’Italia e la rivalità Coppi/Bartali fanno “più presa” sui lettori adulti, che non sui ragazzini, la storia nel suo complesso, però, catturare lo stesso: si tratta pur sempre del racconto, attraverso gli occhi sinceri di un bambino, di quella che è stata la vita durante la guerra. E questo interessa molto.

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