La spia della regina

Mac Barnett con le illustrazioni di Mike Lowery – traduzione di Sara Ragusa

Nome in codice Mac B. “In missione per la regina”

Terre di Mezzo, 2019

158 p. – € 14,00

Età di lettura: da 8 anni

Mac B. è il nome in codice di Mac Barnett, il ragazzino protagonista di “In missione per la regina” (Terre di Mezzo). Mac Barnett, però, è anche il nome dell’autore di questa storia, che, in effetti, nella prima pagina spiega che prima essere uno scrittore è stato un bambino e quando era bambino era una spia. Un giorno la regina d’Inghilterra lo chiama e gli affida la missione di scoprire chi ha rubato il suo tesoro. Tra viaggi oltreoceano, uomini del KGB, incontri con reali e presidenti, paura e tensione, Mac riesce a riportare il maltolto a Londra. Il finale, però, non è scontato e, soprattutto, non sono scontati le situazioni che Mac si trova a vivere e i personaggi che incontra. La storia che leggiamo in questo libro è divertente e rocambolesca, non banale e ricca di colpi di scena. I molti riferimenti storici e geografici – di cui di sicuro l’autore a 10 anni ha sentito parlare, a prima impressione sembrano fuori dalla portata di bambini che oggi hanno 7-8 anni e a cui il libro è rivolto. In realtà, con veloci cenni, che non disturbano il ritmo della narrazione, e con l’aiuto delle illustrazioni, l’autore riesce a fornire le brevi spiegazioni sufficienti per capire la storia. Poi, eventualmente, sta alla curiosità del piccolo lettore chiedere qualcosa di più.

Anche in questa opera di Mac Barnett, come nei suoi bellissimi albi illustrati, non c’è una soluzione magica dei problemi e delle situazioni. Il ragazzino Mac, seppur coinvolto in un’avventura fantasiosa e incredibile, frutto probabilmente della sua fervida immaginazione che anche da piccolo aveva la possibilità di esprimersi durante momenti di “prezioso non-far-niente”, si districa tra i problemi che incontra, come ogni persona fa nella vita vera. Il mondo reale, e così quello rappresentato nei libri di Barnett, è un posto difficile, ma in fondo, un buon posto per vivere. L’idea di Burnett, perciò, è quella che non ha senso mettere le lenti rosa per mostrarlo ai bambini. Nascondere non significa eliminare ciò che non piace. Ed è in quest’ottica che Barnett racconta le sue storie.

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