Rape in insalata

RAPE IN INSALATA. “Le mie rape rosse nell’orto quest’anno hanno difettato nell’ingrossare la parte ipogea, ma hanno tante foglie fresche. Che fare?”. E’ la domanda di una lettrice di Mori (P.A.).

La rapa rossa comune è in effetti una barbabietola che va seminata direttamente a dimora, meglio se a file, da febbraio a maggio ed in estate. Ha un ciclo vegetativo di 90 giorni, fattore che impone di completare le semine entro la metà di luglio pena il mancato ingrossamento della “rapa” a tutto vantaggio delle foglie. La grossezza della rapa è strettamente legata alle caratteristiche della singola varietà. IL peso medio varia tra i 300 ed i 600 grammi, ma ci sono varietà grosse (“Sanguigna”) che arrivano anche a un chilogrammo. Le foglie, purché tenere e fresche, si possono utilizzare in cucina come verdura cotta o lessata alla stregua degli spinaci e dei porri. Condita con olio e sale e, per chi lo desidera, un poco di aceto. Attenzione a non confondere le barbabietole rosse con le rape. Queste ultime hanno la polpa bianca (rapa dal “Colletto viola” o di “Milano”).

PRIMULA OBCONICA. Le primule sono piante da fiore diffuse e facili da coltivare, sia in vaso che in giardino, ma anche per farne bordure miste ad altri fiori. Pochi però sono a conoscenza del fatto che esiste una specie di primula coltivata in vaso che può causare reazioni allergiche in quanto le sue foglie contengono una particolare sostanza. La specie in questione va sotto il nome botanico di "Primula obconica". Contiene nelle foglie un allergenico denominato "Primina". Questa pianta da fiore é ancora poco coltivata dai floricoltori trentini. Ma sta incontrando negli ultimi tempi l’attenzione di molti appassionati. Si riconosce perché non ha un fiore unico in cima allo stelo, ma una infiorescenza ad ombrello con tre o più fiori. La reazione allergica è tuttavia limitata e colpisce persone già debilitate e/o predisposte. L'allergia da primula obconica fino a pochi anni addietro era sconosciuta e ancora oggi il motivo dell’insorgenza non é stato compiutamente chiarito dalla scienza.

ACIDITà DEL TERRENO. Le piante crescono bene o male a seconda delle fertilità del suolo, ma soprattutto del suo pH. Questo diventa fattore limitante perché incide sulla scelta delle piante più idonee. Tutte le piante da orto o da giardino hanno il loro sito di crescita ottimale: acido, basico o neutro. La quasi totalità ama terreni neutri (ortaggi da foglia e radice, piante grasse, foraggere, cereali, piante da frutto). Tutte le acidofile prosperano bene in suoli con pH inferiore a 7 e fino a 4,5. Tra quelle che vogliono una bassa acidità (pH 4,5-6) troviamo azalea, gardenia, rododendro, camelia e erica. Un pH più alto (5,5-6,8) amano ortensia, felce, stella di natale, filodendro, castagno. Acidofili sono anche ortaggi quali la patata, la segale, il lupino e l’ arachide. Il tutto dipende dal fatto che il pH agisce sul coretto assorbimento dei nutrienti, sulla attività dei microorganismi e della microflora del suolo. Generalmente un terreno con un pH vicino alla neutralità (pH 7) costituisce la condizione ottimale di vita della maggior parte delle piante da fiore, da frutto e delle orticole.

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