Vuoto di famiglia nel film di Lisa Azuelos

Sandrine Kiberlain e Thaïs Alessandrin, madre e figlia fusionali nella commedia di Lisa Azuelos

Non offre granché il panorama cinematografico, in questa fine d'estate, nonostante la Mostra di Venezia da poco chiusa. Il biopic su Tolkien, in uscita il 12, a Trento non è arrivato, e allora va bene un'anteprima nazionale.

Il film che esce questa settimana nelle sale italiane arriva dalla Francia e si intitola Selfie di famiglia. Lo firma una donna, Lisa Azuelos, al suo terzo lungometraggio. Il titolo originale sarebbe Mon bébé, che mette a fuoco l’oggetto del racconto, il rapporto fusionale madre-figlia, l’ultima nata che ora, sulla soglia dei 18 anni, sta per lasciare il liceo e volare in Canada per proseguire gli studi… Dunque “sindrome da nido vuoto” all’orizzonte per Heloïse (la madre), tanto più che i due figli più grandi stanno già per conto loro, e lei è divorziata da parecchio. Per combatterla, uno smart-phone che immortali il presente e riempia il futuro.

Il film è tutto qui, e si capisce che ha a che fare con l'esperienza della regista anche prima di scoprire che a interpretare Jade (la figlia) c'è proprio sua figlia (Thaïs Alessandrin), e che le foto e i video che nel film le fa Sandrine Kiberlain (Heloïse), glieli ha già fatti lei nella vita vera.

Il film vale dunque come termometro culturale del momento, di cosa si intenda per famiglia e relazione madre-figlia, oggi, al di là e al di qua delle Alpi, nell'ovunque globalizzato dei media.

“Quello che resta, alla fine – dicono interpreti e regista – è il legame familiare”. Il legame, nel tempo dei non-legami-familiari, è un nido caldo dove stare fisicamente insieme, la “buona” mamma è quella che festeggia il divorzio lasciando i figli piccoli a casa affidati alla sorellina maggiore, e sta fuori la notte col primo trovato. Il papà ha fatto fallire il matrimonio con i suoi tradimenti, ma ha scaricato la responsabilità sulla moglie non compiacente. Per contro la madre è innamorata dei figli, dell'ultima senza ritegno, compiacente e complice sempre, anche quando magari non sarebbe d'accordo. Pronta a buttarsi con lei anche da 4000 metri col paracadute. Alla lettera. La scena sigilla il selfie di famiglia, mano nella mano, nel vuoto.

Un tempo era la mano del genitore a tenere quella del figlio, ora è il figlio a tenere quella del genitore. Anche tecnologicamente. L'adulto si adegua al linguaggio e ai costumi dei giovani. Le amiche di Heloïse glielo spiegano senza mezzi termini, e lei si sintonizza subito. D'altronde – chiosa in un'intervista la giovane Thaïs – “la buona educazione sarà sempre quella dell'ascolto, dell'amore e della condivisione”. Che sarebbe condivisbile, se ci si intendesse sui termini. Qui il verbo è accettare tutto e fare festa.

Ma il vuoto che aleggia, non è solo del nido; e non basta un selfie per cambiarlo.

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