E in Duomo sale la preghiera

Il benvenuto di Tisi: “Ci insegnate il senso di appartenenza”. E mons. Marcianò invita a guardare il cielo ma anche la terra

Non si ricordava da tempo in Duomo una folla così numerosa richiamata dall'Eucaristia in suffragio dei caduti di tutte le guerre. In buon anticipo tanti alpini hanno atteso di entrare in Cattedrale (la navata nord è ancora inagibile per i restauri), ma molti hanno poi dovuto seguire la Messa sul maxischermo in una piazza Duomo trasformata in composta e attenta assemblea liturgica.

Le calde voci del coro sezionale ANA di Trento, diretto da Aldo Fronza, hanno accompagnato la Messa che ha visto sul presbiterio, attorno all'Ordinario militare, mons. Santo Marcianò, una corona di cappellani militari e alcuni parroci dalla penna nera. Caloroso il saluto dell'Arcivescovo Lauro Tisi che ha riproposto i valori dello “scrigno alpino” sottolineati nel benvenuto sulle pagine del nostro numero speciale.

“Laddove c'è sofferenza, fatica, dolore, dappertutto ci sono gli alpini”, ha osservato l'Arcivescovo, rimarcando quel “dappertutto”, avverbio ricorrente nella liturgia dell'Ascensione. Al ringraziamento “per il bene che gli alpini fanno” e alla preghiera per gli alpini “che sono andati avanti”, l'Arcivescovo ha aggiunto come il nome degli alpini sia sempre identificato con il valore del servizio, del soccorso nelle difficoltà. “Ci insegnate anche un forte senso di appartenenza, in un tempo in cui pochi sono disponibili ad appartenere agli altri – ha aggiunto – in questa cultura di legami liquidi e di chiusure nell'ego”. Infine, Tisi ha richiamato l'immagine dell'acqua, molto vicina agli alpini, che pure riporta alla fonte della vita, al desiderio di fare festa, di vivere il servizio con spirito di squadra”.

“L’Ascensione ci porta ad essere uomini fra la terra e il cielo – ha detto nella sua omelia mons. Marcianò – e voi sapete cosa significhi guardare le cose dall’alto, raggiungere vette sempre più elevate e contemplare quell’infinito su cui pochi occhi possono poggiarsi".

"Ma voi sapete anche scendere sulla terra – ha aggiunto l’Ordinario – e affrontare i deserti degli uomini, venire incontro a tante discriminazioni, sofferenze, emergenze, paure… sapete vincere la paura per soccorrere quella altrui!"

Ed ancora: "Non è facile trovarsi tra terra e cielo, evitando di interpretare la terra con la logica materialista e il cielo con uno spiritualismo disimpegnato. Voi potete bilanciare questo rischio che l’attuale cultura fa correre a tutti noi e ci potete insegnare a farlo."

 "L’adunata annuale – ha ribadito l'Ordinario militare – non ha un sapore vagamente nostalgico: è la visibilità di una comunione che vi attraversa, che vi ha unito e vi unisce, senza confini di tempo o spazio, di età o provenienza."

"Voi ci insegnate ancora a stare insieme – ha poi concluso – riportando al cuore quella verità semplice, in cui forse solo i nostri cuori di bambini sapevano credere con limpidezza: l’unione fa la forza! Riscoprite la bellezza di questa vostra vocazione, continuate ad esserne fieri e, come fecero gli apostoli di Gesù, portatela nel mondo".

Nel transetto nord, dove erano raccolti i labari di tutte le sezioni, è stata allestita anche una mostra sul beato Secondo Pollo, molto visitata. Dopo la Comunione – partecipata da un migliaio di persone – un improvvisato segno ecumenico: la benedizione è stata invocata sui fedeli anche dal rappresentante ortodosso del Patriarcato di Mosca che aveva donato un'icona raffigurante la Madonna del Don, patrona degli alpini.

Non sono state poche le parrocchie e gli oratori trentini che nei giorni dell'adunata hanno messo a disposizione le proprie strutture agli alpini in un'accoglienza molto apprezzata.

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