Nel cuore della sfilata

Trento, 13 maggio 2018 – Sono le 17 di una giornata di festa in Trento, la grande sfilata ha preso il via di primo mattino, a concludere una esaltante 91a Adunata nazionale degli Alpini. Quella che gli organizzatori dell'Associazione Nazionale Alpini – Ana hanno voluto nel segno della memoria condivisa, ma anche della pace, rappresentata dalla colomba disegnata sul logo della manifestazione.

I grandi spazi aperti del quartiere delle Albere accolgono a frotte gli alpini trentini, la seconda sezione più numerosa d’Italia. Saranno loro a chiudere la sfilata dei record. Indossano tutti la bella polo rosso bordeux e l’amato cappello con meno fronzoli rispetto ai tempi passati. Sono i momenti del cosiddetto ammassamento dal quale scaturirà un corteo che si prevede lunghissimo. Sono i momenti dei nuovi incontri, con sembianze e visi perduti nella memoria, improvvisati dialoghi con giovani alpini che hanno la metà dei tuoi anni.

Qualche flash dagli immancabili cellulari per fermare immagini e volti. E uno sguardo all’insù nel timore che i nuvoloni sulla Vigolana si trasformino nella pioggia che sin qui ha risparmiato il lungo serpentone della sfilata che si va snodando dal mattino.

Dobbiamo attendere che gli amici alpini del Friuli e del Veneto, e sono tanti!, ci precedano.

Dopo tre ore di attesa ecco che il nostro lungo corteo, al suono cadenzato della Fanfara Alpina di Pieve di Bono, si mette in moto.

Si sfila in righe da nove, piove a dirotto ormai, ma fa lo stesso, questa è una festa, è un incontro d’affetto con la città.

Già dallo slargo di via Veneto la gente è tanta. E’ rimasta per ore ad aspettarci. Cantano le nostre canzoni, ci chiamano a rispondere ai loro “hip hip hurrà”, gridano e noi con loro “Viva Trento”, dicono a gran voce “Bravi alpini”.

Sono tanti, incredibilmente tanti: ragazze, ragazzi, tantissime donne, mamme evocate ad alta voce da noi nel giorno della loro festa.

Un groppo in gola quando tutti insieme intoniamo, e la gente con noi, l’Inno al Trentino. Mi volgo a guardare i miei compagni di sfilata: ogni tanto qualcuno di noi fatica a tenere il passo, vuole salutare i bambini assiepati lungo il marciapiede con la bandierina tricolore, le persone che salutano dai balconi. Sono sempre di più ad applaudire il nostro passo e a cantare con noi.

Rinserriamo ancora le fila, siamo vicini ormai a piazza Dante, al palco d’onore, alla tribuna gremita di gente che ci canta il suo affetto.

Ormai non piove più, siamo bagnati e felici, è la conclusione più bella delle giornate forse irripetibili di questa adunata alpina, una festa condivisa tra gli alpini e il popolo di Trento, delle nostre valli, delle mille contrade e città d’Italia. Nel segno della memoria comune, gli alpini, anche oggi ”costruttori di comunità” e “testimoni di pace”.

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