Il più celebre bandito sardo che si rifugiò a Caldonazzo

16 marzo 1977. Graziano Mesina detto “Grazianeddu” viene arrestato dalla Squadra mobile della Questura di Trento. Foto © Gianni Zotta
Correva l’anno 1977. Alla polizia di Trento arrivò una telefonata anonima che segnalava strani movimenti in un appartamento di Caldonazzo. Erano tempi di “Brigate Rosse” e di terrorismo nero. Il capo della Squadra mobile della Questura di Trento, il dott. Salvatore La Rocca prese alcuni dei suoi e li fece appostare attorno a una palazzina dell’ITEA dove si presumeva fossero ospitati gli indesiderati… ospiti. Alle 9.30 del 16 marzo 1977 (esattamente un anno prima del sequestro a Roma dell’on. Moro da parte delle Brigate Rosse) i poliziotti trentini entrarono nell’appartamento intestato a una donna del posto.Vi fu un tentativo di resistenza ma prevalse il buonsenso da parte di tre uomini, i quali avevano in camera da letto bombe a mano, armi e munizioni in quantità oltre ad alcuni milioni di lire. Frutto, si seppe dopo, di un sequestro di persona.

Graziano Mesina, bandito sardo già protagonista di varie evasioni dal carcere, fu riconosciuto in Questura a Trento quando gli fu tolto il parrucchino che indossava. Era ricercato dall’anno precedente, fuggito dal carcere di Lecce assieme ad alcuni compagni di cella. Con lui, nell’appartamento di Caldonazzo, furono arrestati Virgilio Floris e Mario Pais, altri “bei” nomi della delinquenza di quegli anni.

Pochi giorni dopo, il tribunale di Trento condannò Graziano Mesina a venti anni e sei mesi di prigione (per le armi, per il bottino del sequestro di persona, per l’ennesima evasione). il più noto bandito sardo del dopoguerra, detto “Grazianeddu”, fu graziato dal Presidente della Repubblica, Ciampi, nel 2004. Nato nel 1942, Mesina aveva scontato 40 anni di carcere, 11 agli arresti domiciliari, 5 da latitante.

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