Quella pietra rossa e bianca

Foto © Gianni Zotta
La Predàra, la cava di pietra rossa e bianca di Trento, nel rione di San Martino, a ridosso del castello del Buonconsiglio, in una fotografia del 1974. Non c’era ancora l’AlberMonaco, l’hotel da 50 camere che l’imprenditore Ermanno Mezzanotte avrebbe fabbricato tra il 1980 e il 1984.

Accanto vi è stato ricavato un parco di tremila metri. La Predàra faceva parte di quella ventina di cave di pietra che erano sfruttate nella parte bassa della collina di Trento, da San Martino a Gardolo. Nel 1903 l’imprenditore Enrico Murari scriveva che “essa è la miglior cava che si abbia tanto dal lato tecnico che commerciale e il suo sfruttamento veniva incominciato verso il 1600 da alcuni francesi che vi lavorarono per breve tempo soltanto”.

Dopo il 1859, con l’apertura della linea ferroviaria del Brennero, dalla cava di San Martino furono prelevati i blocchi di pietra spediti a Vienna e serviti per la fabbrica e i decori del nuovo palazzo della Borsa. Il 1° novembre 1870 un devastante incendio distrusse l’intero quartiere, composto da 65 fabbricati che erano stati sistemati appena due anni prima. Le fiamme, che minacciavano di propagarsi all’intero centro storico della città, distrussero anche la copertura della caserma militare austriaca sulla cui area, nel 1934, sarebbero state fabbricate le scuole elementari “Sanzio”.

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