Elogio dei nonni, che sanno ricordare

Nonno e nonna

L’affetto per i nonni resta immutato con il passare delle generazioni, ma oggi a un bambino, a una bambina, sono forse ancora più cari e “necessari” di ieri. “Ci salveranno le vecchie zie”? scriveva Leo Longanesi, il brillante “maestro” di Indro Montanelli, per evidenziare le contraddizioni della generazione che preparava il “boom” e la saldezza delle precedenti.

Oggi potremmo dire: “Ci salveranno i nostri nonni”. E non solo perché la quota di persone in terza età aumenta, non solo perché con i genitori che lavorano entrambi sono spesso i nonni a prendersi cura dei figli, o perché, con le famiglie divise e allargate, finiscono per diventare punto di stabilità e identità per le giovani vite che crescono, Ma perché sono in grado di trasmettere – con il loro vissuto – esempi e valori, sacrifici e risultati, fatica e gioie. Comunicano, insomma, pezzi di vita, non quella pappa omogeneizzata che Internet & Co propongono e propinano.

I nonni sapevano anche spendersi per gli altri (quanti Giosuè, pastori laici, i paesi del Trentino hanno avuto! dove sono andati ora?). I nonni sanno raccontare. E ricordare.

In una bella, recente intervista lo scrittore Francesco Provinciali chiedeva al regista Pupi Avati perché nei suoi film si possa osservare una costante attenzione verso il passato, quasi un dovere del ricordo come chiave di lettura per capire il presente. E Pupi Avati rispondeva che “sì, è importante ricordare”. “Io alterno racconti – aggiungeva – nei quali si affronta “il presente”. Io penso che sia necessario, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni che vivono una distrazione di interesse così mortificante nei riguardi di tutto ciò che li precede dal loro presente, che ci sia qualcuno che rammenti loro da dove veniamo, chi siamo stati, quali sono le straordinarie opportunità che il presente ci offre grazie alle scelte di chi ci ha preceduto. È anche un dovere comparativo, tra ieri e oggi, per non cadere nella lamentela. Oggi non si sente altro che persone che si lamentano, che tutto  fa schifo, che per i giovani non ci sono prospettive e cose del genere” … Le difficoltà c’erano anche un tempo e sono state superate con lavoro, speranza, voglia di vivere insieme. Non vorrei che tutta questa disperazione, questa visione negativa della vita che ci circonda oggi, depotenziasse e privasse i nostri figli e i nostri nipoti di quello che è un elemento importante dell’adolescenza della giovinezza che è invece l’attesa, la capacità di sognare, di attendersi qualcosa di importante dalla vita, di pretendere una speranza per il loro futuro”.

A questo “servono” i nonni.

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