Il gazebo ai tempi dei social

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Venerdì scorso l'annuncio è giunto inaspettato: la stagione di Gazebo chiude con una puntata speciale venerdì 19 maggio alle 21.15. Dietro la notizia, la nomina di Andrea Salerno, uno degli autori del programma (con lui Diego Bianchi, Marco Dambrosio e Antonio Sofi), a direttore di La7, incarico che assumerà a partire dal prossimo 1° giugno.

È presto per dire se questa promozione, che corona la carriera del giornalista, autore per la tv, il cinema e la radio, significherà la fine del programma condotto da Diego “Zoro” Bianchi, in onda dal 2013, inizialmente in seconda serata e proposto poi in prima. Dallo scorso autunno è diventato anche una striscia quotidiana, sotto il titolo di Gazebo #Social News, trasmessa dal lunedì al venerdì tra le 20.10 e le 20.40.

Look dimesso, grande schermo alle spalle del conduttore su cui i contribui video si alternano ai fumetti tratteggiati in tempo reale da Marco “Makkox” Dambrosio, palco assente e vicinanza con il pubblico tra cui siedono eventuali ospiti e si alternano Francesca Schianchi, da La Stampa, e Marco Damilano, vicedirettore de l'Espresso, che danno la chiave giornalistica tradizionale alle notizie proposte, il racconto di Gazebo si snoda tra reportage in esterna, interviste in studio e letture di commenti dai social network, con particolare attenzione a twitter, che fornisce materiale per la classifica delle migliori perle della rete.

Lo sguardo è quello del giornalismo che punta alla verità da una prospettiva diversa, descrivendo le esperienze personali, le sensazioni, gli umori piuttosto che i fatti. Il punto di vista dei conduttori è chiaro, non si pone a confronto ma evita lo scontro, sterile e spesso violento, a cui ci hanno tristemente abituato i talk show politici. Offre una chiave di lettura della realtà che lo spettatore può condividere o meno, ma che attraverso l'ironia colpisce, invitando alla riflessione. Non mancano le battute fulminanti e i commenti sarcastici, ma lo stile rimane garbato, come il sottofondo musicale suonato dal vivo dalla Gazebo Orchestra.

Ad incorniciare i venti minuti, la copertina iniziale con protagonisti i tre autori (Andrea Salerno era quello che lanciava la sigla) e la firma finale della matita di Makkox: pochi tratti, accompagnati da una colonna sonora mai scelta a caso, che cristallizzano la notizia del giorno, il personaggio, la battuta, trasformandoli in un piccolo gioiello di comunicazione che spesso riesce a far pensare e ad emozionare più di mille parole.

Il segreto di Gazebo forse è proprio questo, unire le modalità comunicative dell'oggi allo stile del passato, nel segno di una bellezza che ha il colore dell'intelligenza, strizzando l'occhio al desiderio dello spettatore di riconoscersi in un gruppo, fosse anche quel Movimento Arturo che sfidando nuove improbabili sigle politiche ha superato in poco tempo su twitter i seguaci di importanti partiti.

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