La Rai, la fiction e i migranti

L'arrivo e l'accoglienza dei migranti in Italia stremati da lunghi viaggi su barconi fatiscenti, l'impegno della Guardia Costiera e di tanti volontari coinvolti ogni giorno nelle operazioni di salvataggio, ma soprattutto i drammi di chi si imbarca e non arriverà mai a destinazione. Ecco i grandi temi di Lampedusa. Dall’orizzonte in poi, il film-tv in due puntate, trasmesso nella prima serata di martedì 20 e mercoledì 21 settembre su RaiUno.

Una fiction dai toni forti per affrontare il tema delle migrazioni “senza chiudere gli occhi”, aveva dichiarato nel giugno scorso all'Ansa Claudio Amendola che del film è il protagonista ma anche in qualche modo l'ideatore. È stato lui infatti a proporre il progetto a Eleonora Andreatta di Raifiction, per combattere la disinformazione e l'ostilità nei confronti dei migranti.

A condurre l'impresa poi sono stati chiamati Andrea Purgatori, sceneggiatore che viene dal giornalismo d'inchiesta (tra i titoli ricordiamo Il muro di gomma, Il giudice ragazzino, Fortapàsc) e Marco Pontecorvo, regista che ha ereditato l'impegno sociale dal padre Gillo e si è affermato nel 2008 con Pa-ra-da, il film sul clown franco-magrebino Miloud impegnato a Bucarest nel recupero dei ragazzi di strada. Sceneggiatura e regia puntano in modo concorde a unire il dato di cronaca al risvolto umano, l'orrore vissuto dai migranti alla passione degli italiani che vivono il dramma sulla loro pelle, ma dall'altra parte: gli uomini della Guardia Costiera, il personale dei campi di accoglienza, i pescatori di Lampedusa, il sindaco…

Il racconto prende spunto da un episodio realmente accaduto nel 2008, l'operazione di salvataggio di oltre 600 migranti a bordo di due barconi in difficoltà, resa possibile dal lavoro della Guardia Costiera e dal supporto di quattro pescherecci di Mazara del Vallo. Lo aveva raccontato a Raitre, da Fabio Fazio, il Capitano di Fregata Achille Selleri che allora dirigeva la Capitaneria di Porto.

Nel film, l'impegno della Guardia Costiera prende i tratti indipendenti e determinati del comandante Serra (Amendola) spedito sull'isola da Roma per salvarlo dal dolore della perdita di un figlio seguita dal naufragio coniugale. Al suo fianco c'è Viola (Carolina Crescentini), responsabile del centro di accoglienza di Lampedusa, che lotta ogni giorno per garantire dignitose condizioni ai migranti ospitati, malgrado affollamento e la mancanza di fondi pubblici. Anche lei con storie di fallimento affettivo alle spalle. Dalla parte dei profughi, il piccolo egiziano separato, ancora all'imbarco in Libia, dalla madre e dalla sorellina, che dispera di ritrovarle, e il maestro scappato dalla Striscia di Gaza che reclama il “diritto del suolo” anche in assenza dei requisiti oggettivi, “per poter vivere”. La parte avversa, quella dei cattivi, è incarnata dall'albergatore del posto che vede affondare la propria impresa e il turismo dell'isola.

Una contrapposizione senza sfumature, che non lascia margine di dubbio e di discussione nello spettatore, a danno di un film che brilla nell'orizzonte televisivo, per la qualità dell'interpretazione e delle riprese, oltre – s'intende – all'urgenza umana e civile del tema.

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