La mela abbassa il colesterolo

Una corretta divulgazione dei dati potrà giovare alla salute delle persone e aumentare il consumo di mele

Il 5 marzo 2015 sono stati presentati in anteprima i risultati di una serie di ricerche interdisciplinari che hanno impegnato per quattro anni ricercatori di quattro sedi universitarie (Bologna, Milano, Padova e Udine) e di due istituti di ricerca (CR e SO e Fondazione Mach) impegnati in un progetto denominato Ager costato 4,3 milioni di euro e finanziato con 3 milioni di euro da 13 Fondazioni bancarie.

Il convegno si è svolto al mattino presso la cantina Rotary di Mezzocorona ed ha riguardato gli effetti salutistici derivanti dal consumo di mele e in particolare i legami tra la composizione delle mele e la protezione da malattie cardiovascolari, tumori e intolleranze.

Gli argomenti di carattere tecnico riguardanti aspetti di genomica, incroci, tecniche colturali avanzate, interventi in pre- e post-raccolta per l’ottenimento della massima qualità delle mele sono stati affrontati nel pomeriggio nel palazzo della Ricerca e della Conoscenza della Fondazione Mach.

Il progetto è stato coordinato da Riccardo Velasco, responsabile del Dipartimento genomica del Centro ricerca e innovazione della FEM.

Dovendo scegliere tra i vari argomenti affrontati, abbiamo cercato di raccogliere e riportare, seppure in forma essenziale, i contenuti di due relazioni. “Una mela al giorno… o meglio due, per abbassare il colesterolo!” di Francesca Fava (FEM) e “Il metabolismo in vivo dei polifenoli e le proprietà salutistiche delle mele” di Fulvio Mattivi, dirigente del Dipartimento Qualità alimentare e nutrizione.

La prima ricerca aveva l’obiettivo di studiare gli effetti del consumo di mele su volontari affetti da moderata ipercolesterolemia. Per due mesi 40 persone hanno consumato due mele fresche al giorno (varietà Renetta Canada trentina). I primi risultati dimostrano che il consumo di due mele al giorno è in grado di abbassare il colesterolo totale nel sangue in media del 3% e anche il colesterolo LDL in media del 4%. In concomitanza, dopo aver mangiato le Renette, nel corpo è stato misurato un aumento significativo di sostanze antiossidanti.

Nello studio condotto da Fulvio Mattivi, svolto in collaborazione con il Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione di Roma, 12 volontari hanno consumato per un periodo predeterminato 250 millilitri di una spremuta di mela di elevata qualità, equivalente al consumo di due mele fresche della varietà Pink Lady oppure una spremuta di mela arricchita in polifenoli delle mele. Dopo aver raccolto diversi campioni di fluidi biologici (plasma, urine) è stato possibile ricostruire il metabolismo di tutti i polifenoli attivi della mela. Tra le decine di composti che persistono a lungo in circolo nel corpo umano si distinguono in particolare i metaboliti delle procianidine, elementi di accertata valenza salutistica. Tra i composti che vengono rapidamente metabolizzati ed escreti si trova la floretina il cui metabolismo è associato ad una riduzione della glicemia.

Il messaggio che viene da questo esperimento è che, anche quando il frutto è particolarmente ricco di polifenoli, l’organismo umano è in grado di assorbirli e metabolizzarli.

Da Fulvio Mattivi abbiamo attinto informazioni e chiarimenti che offrono una chiave di lettura dei risultati raggiunti con il progetto “Ager/Qualità e salute” confrontati con quelli ottenuti nei primi anni ’70 del 1900 da Giulio Margheri, direttore del Laboratorio chimico di analisi e ricerche dell’Istituto agrario provinciale di S. Michele, divulgati con l’affiancamento di un testo medico-scientifico da Carlo Sirtori nel volume “La mela il frutto dal volto umano”.

Non a caso, dice Mattivi, qualche anno fa alla denominazione del dipartimento di cui sono responsabile al binomio qualità alimentare è stata aggiunta la parola nutrizione. Solo dalla collaborazione tra chimici, biochimici, microbiologi, clinici ed epidemiologi possono sortire indicazioni concrete per chi consuma mele. Ma c’è di più: entro l’anno pubblicheremo le nostre ricerche su riviste ad elevato impatto ed esse riceveranno il crisma della comunità scientifica internazionale.

Il confronto con il lavoro di Giulio Margheri e del prof. Carlo Sirtori rende doverosa una attestazione di merito ad entrambi i personaggi che hanno operato in sintonia da precursori con gli strumenti e le conoscenze di mezzo secolo fa.

Oggi siamo in grado di fornire ai consumatori una serie di informazioni consolidate ed applicabili con la garanzia della significatività statistica.

La gente ha bisogno di dati misurati sull’organismo umano.

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