“Il nostro grazie a chi ci accolse”

Un secolo fa, durante la guerra, i profughi dell'Altopiano trovarono rifugio in 148 Comuni. In almeno un migliaio furono ospitati da nove comuni bergamaschi con i quali Brentonico sottoscriverà un patto di amicizia

Era primavera, era il 1919, quando migliaia di profughi tornarono a casa. Dopo anni di allontanamento forzato, tante famiglia decisero di ricominciare. Lungo l’Altopiano di Brentonico, nel 1914 l’ultimo lembo a Sud del territorio austroungarico, occupato poi dagli italiani, tornò la vita. Una lenta ricostruzione, in un territorio dilaniato soprattutto nell’anima, resa possibile soprattutto da chi diede un posto sicuro dove stare ai brentegani, mentre nel loro territorio infuriava la Grande Guerra.

Oggi, a distanza di più di cent’anni, l’amministrazione dell’Altopiano ha deciso di ringraziare i 148 Comuni, dei quali 133 in Italia, 12 austriaci e 3 cechi, che ospitarono i profughi tra il 1916, per i rischi legati alla Spedizione punitiva, e il 1919. Sabato 10 novembre sarà inaugurato, vicino al municipio di Brentonico, un memoriale che, citandoli uno ad uno, ringrazia ed onora tutte le amministrazione che si presero cura dei suoi cittadini durante il primo conflitto mondiale.

“Tra i 133 attuali Comuni italiani che diedero cura agli esiliati, ma anche a soldati brentegani imperiali rientrati dalla guerra, troviamo nove Comuni bergamaschi, Alzano Lombardo, Bergamo, Lovere, Osio Sopra, Osio Sotto, Ranica, Romano di Lombardia, Seriate, Torre Boldone”, sottolinea Quinto Canali, assessore alla Cultura di Brentonico. “Ci risulta che, assieme, questi Comuni ospitarono almeno un migliaio di cittadini brentegani, tra quelli giunti direttamente e quelli arrivati nel corso della guerra per avvicinamenti e ricongiungimenti”.

E proprio con questi nove Comuni, sempre sabato, Brentonico sottoscriverà un patto di amicizia. Un modo per ringraziare le amministrazioni, in particolare quelle bergamasche. “Nonostante siano trascorsi più di cento anni, Bergamo a Brentonico è sinonimo di umanità, non solo per il commosso ricordo degli esiliati e dei loro discendenti, ma anche per i sempre più numerosi materiali e documenti che si ritrovano a comprova, e per i concreti aiuti post bellici favoriti dai bergamaschi per la ricostruzione economica e sociale dell’Altopiano di Brentonico”.

Basti menzionare che la storica via principale di accesso all’abitato del paese porta ancora oggi il nome di “Via Bergamo”. Per altro anche nel bergamasco sono conservati i segni del passaggio degli esuli brentegani con targhe e cippi che riportano i nomi dei morti profughi e documentazione che riaffiora copiosa dagli archivi storici comunali e parrocchiali.

“Storie e protagonisti di ieri – conclude Canali – che si intrecciano ed intessono con nuove volontà di oggi per ricongiungere i fili della storia e per rinnovare un patto di amicizia che non ha mai avuto fine”.

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