Il vento di Barbiana soffiò anche su Mori

Nei primi anni Settanta la scuola media di Mori protagonista dei primi tentativi di innovazione dell’insegnamento. Lo raccontata in un libro Mario Caroli

“Tra cinquant’anni non saremo capaci di far capire ai nostri figlioli quali erano i veri rapporti tra Chiesa e partito comunista e neanche quale delle due ideologie avesse il predominio in questi strani cuori bifronti”. Così scriveva don Lorenzo Milani alla mamma, agli inizi degli anni '60, quando le forti contrapposizioni politiche, erano il risultato di una trasformazione in atto in tutta la società, non solo italiana. Un cambiamento che il vento delle esperienze educative, messo in atto da don Milani nella minuscola parrocchia di Barbiana, aveva fatto soffiare in molti altri borghi italiani.

Arrivò anche in Trentino, quel vento, e soffiò in luoghi e contesti diversi. Dopo quasi cinquant'anni, la storia ci riconsegna una preziosa esperienza frutto di quell'aria, l'esperienza che Mario Caroli, allora professore di italiano appena immesso in ruolo, portò aventi dal gennaio 1970 al giugno del 1973, presso la scuola Media di Mori.

“Con il vento di Barbiana. La scuola 'rossa' di Mori” è il titolo che la casa editrice trentina Erickson ha dato al volume nel quale Caroli racconta quell'esperienza.

Un racconto largamente autobiografico, una raccolta di documenti ed elaborati storici, a supporto della narrazione, ma anche una raccolta di materiale didattico che l'autore rielabora con tre registri diversi.

Il pretesto dal quale prende avvio il racconto narrativo è il ritrovo a cena, con gli alunni di allora. Il professor Caroli arrivò a Mori fresco di laurea in lettere e per effetto della legge sulla scuola Media unica, da poco in vigore, sostituì l’insegnante in servizio fino ad allora. Quinto Antonelli nell’introduzione rende con chiarezza il quadro normativo in cui storicamente si inserisce la vicenda, che vide, vale la pena di ricordarlo, il licenziamento dei supplenti trentini senza titolo e l’assunzione improvvisa di professori laureati, ma provenienti per lo più da altre province, come appunto l’autore. Il racconto di quella cena, organizzata dopo trent’anni dalle ex allieve della classe in cui Caroli iniziò da professore, cede spesso il passo ad una riflessione su aspetti cruciali di ieri e di oggi dentro e oltre la scuola.

Nella seconda parte del volume, il racconto prosegue attraverso la rilettura e la contestualizzazione del materiale conservato su quell’esperienza.

Ne esce il quadro di una scuola molto partecipata dalla comunità e dalle famiglie, una scuola dove i genitori sono molto attenti e protagonisti, coinvolti nelle diverse vicissitudini che avvengono al suo interno: l’istituzione del doposcuola, l’ispezione ministeriale, l’avvio di un corso di educazione sessuale.

La scuola stessa è partecipe degli avvenimenti locali e nazionali e milanianamente i ragazzi si adoperano per leggere la realtà locale e fare la loro parte, lavorando insieme, in gruppo, con spirito critico: un impegno “Politico”, nel senso più nobile della parola, che richiama vividamente l’esperienza di Barbiana.

Conclude la terza parte la raccolta di circa cento temi in classe dei ragazzi, dalla prima alla terza media, “raro spaccato di un percorso didattico e di maturazione adolescenziale”.

In conclusione ci pare di poter dire che il libro di Caroli abbia non solo il merito di consegnare alla memoria collettiva un pezzo di storia che fu significativa per tutta la comunità trentina (la sintetica rassegna stampa a metà del libro lo testimonia), ma anche quello di farci riflettere sulla scuola d’oggi “in un contesto di mesto decadimento del riconoscimento sociale degli insegnanti, del loro ruolo e, più in generale, della stessa funzione della scuola”, farci riflettere allora sul senso profondo del fare scuola, troppo spesso ridotto all’innovazione della didattica ed alla necessità di misurare le competenze dei ragazzi.

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