La leggenda di Rosmunda in un noir longobardo

Era incappato in Rosmunda già quando era alla ricerca di fonti e materiali per un saggio che si sarebbe occupato dell’Italia dei Barbari. E la storia di quella donna bellissima, regina dei Gepidi che Alboino, re dei Longobardi, aveva preso in moglie nel 567 dopo aver sconfitto il suo popolo, lo intrigava. Tanto più che la leggenda, o la storia, chissà, narra che fu proprio lei a far uccidere il marito (per vendicarsi dall’aver dovuto bere dal teschio del padre), in combutta con l’amato Elmichi, che di Alboino era il primo luogotenente. Uomo di fiducia che ambiva al trono, senza averne il carisma, avvelenato a sua volta dalla perfida Rosmunda, costretta peraltro anch’essa all’amaro calice. Lei che trescava con Longino, prefetto Bizantino.

Gianni Gentilini, medico-scrittore di origini valsuganotte, laureato pure in storia e con una passione per quella tardo-antica e alto-medioevale, ha rintracciato in quella fosca vicenda le atmosfere giuste, noir, per trarne un racconto di una sessantina di pagine, tra Verona, corte longobarda e la Ravenna bizantina. Come al solito ha frequentato archivi e biblioteche, ne ha tratto documenti e informazioni. “Rosmunda. Domina Longobarda”, pubblicato con il patrocinio del Comune di Vermiglio, ne è il risultato.

Racconto storico a tinte gialle nel quale viene adombrata l’ipotesi che Rosmunda altro non fosse che il capro espiatorio, perfetto, donna di origini straniere, e proprio per questo mal sopportata da molti longobardi, per nascondere nient’altro che una congiura di palazzo. Confutando così tesi antiche. Ma Gentilini è andato oltre. Perché la leggenda di Rosmunda è narrata in tante ballate, di quel tempo, o posteriore, e la disputa tra gli studiosi è stata serrata. L’immaginario popolare ne è rimasto impresso, dal mantovano al Piemonte, dalla Bassa Veronese al Trentino, se non oltre. Tanto che Gentilini ne ha individuato un repertorio, insieme ai Cantori da Vernéi (di Vermiglio), guidati dal maestro Alberto Depero. E una decina di varianti di “Donna lombarda”, proprio lei, Rosmunda, è finita dentro un cd che accompagna il racconto. Ballate e cantate, commentate dall’etnomusicologo Renato Morelli, i cui testi si mischiano, a volte, con altre leggende, introducendo nuovi elementi, particolari tramandati dalla tradizione orale, infittendo il mistero. “Le parole di quei testi – riflette Gentilini – sottoposte ad un ulteriore analisi potrebbero essere lo stimolo ad approfondire la ricerca sulla tragica storia del primo re longobardo d’Italia e della sua sventurata compagna”.

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