Quei capolavori “acquisiti”

In mostra a Sanzeno esclusive testimonianze d’arte e di cultura divenute patrimonio pubblico

Nella coscienza collettiva europea dell’età moderna l’aristocratico e il proprietario di ricchi palazzi, il nobile e il committente di sontuose opere d'arte erano la stessa cosa. Le spese per le committenze artistiche erano da considerarsi dei veri e propri investimenti in termine di immagine. “Noblesse oblige”: per mostrare che si stava vivendo in coerente sintonia col possesso di un titolo nobiliare, la committenza artistica era il mezzo più immediato e palpabile. È questa la premessa comune a milioni di opere d’arte, le più diverse per epoca, collocazione, dimensioni, materiali, valore e quant’altro. A ciò non si sottrae il Trentino.

Trascorsi secoli, profondamente mutate le premesse economiche e culturali, emerge sempre più solida la consapevolezza che quelle opere d’arte del passato costituiscono parte del patrimonio collettivo. In Trentino è la Soprintendenza per i Beni Storico-artistici, librari e archivistici a tradurre in fatti queste osservazioni teoriche, con una attenta politica di acquisizioni e restauri. Nel corso dell’ultimo decennio ha raccolto circa 500 beni fra i quali si annoverano quadri e sculture, ma anche libri, tessuti, oreficerie, arredi e oggetti di uso quotidiano databili dal tardo medioevo alla prima metà del XX secolo. Un’accurata selezione (circa 200) di questi tesori si può ammirare, nel corso di tutta l’estate, nelle sale di Casa de Gentili a Sanzeno, in Val di Non. In inverno la mostra verrà esposta a Trento a Torre Vanga e a Cappella Vantini.

I pezzi più antichi sono delle tavole lignee decorate, già in Palazzo Geremia, datate 1499; del Cinquecento sono una statua della Madonna col Bambino in legno dorato e policromato proveniente da Nago e un busto, un "Ritratto di gentiluomo” di Alessandro Vittoria in marmo bianco di Carrara, già di collezione privata veneta; del Seicento sono due statue lignee di Lorenzo Haili. Le collezioni più ricche acquisite dalla Provincia e qui ricomposte sono quelle, Sette- e Ottocentesche, Crivelli e Wolkenstein, rispettivamente dal loro palazzo di Pergine e da castel Toblino.

Seguendo l’esempio delle “period rooms” del Metropolitan Museum di New York, l’architetto Michelangelo Lupo ha allestito la mostra re-inventando degli spazi organici nei quali quadri, vestiti, mobilia, elementi di arredo sono stati affiancati l’un l’altro in modo coerente e organico. Sono nati così “la cucina”, “un salotto dell’800”, “nel salone di rappresentanza”, “capricci architettonici e miti classici”, “interessi culturali e gestione del patrimonio”. La fruizione dei singoli pezzi viene così esaltata al massimo grado.

La mostra “Tesori dal passato. Arte e storia in dieci anni di acquisizioni” è dunque un saggio del complesso e delicato lavoro di incremento delle raccolte pubbliche condotto dalla Soprintendenza nell’ultimo decennio attraverso generose donazioni, ricognizione del mercato antiquariale e viva attenzione al collezionismo privato. In gran parte si tratta di opere sino ad oggi totalmente sconosciute. Dopo queste mostre le opere saranno assegnate alle istituzioni museali provinciali in base ai loro ambiti specialistici, in primis i castelli Thun e del Buonconsiglio.

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