Al via con problemi che sembravano risolti come quello degli insegnanti precari

Mercoledì 10 settembre è scattato il fatidico inizio del nuovo anno scolastico per 70.500 iscritti alle scuole elementari, medie, superiori e della formazione professionali. Segue di 10 giorni il via della scuola d'infanzia per 16.142 bambini. Sono 86.656 complessivamente gli studenti trentini, oltre ai 16.142 della scuola d'infanzia, 27.131 della primaria, 16.636 della secondaria di primo grado, 20.653 della secondaria di secondo grado e 6.094 della formazione professionale. Emozioni per i più piccoli, trepidazione per molti genitori specie nell'accompagnare i loro pargoli alla prima classe della scuola dell'obbligo, già con gli zainetti carichi di libri.

La scuola ha preso il via con problemi che sembravano risolti come quelli degli insegnanti precari che da tempo creano disagio, frustrazioni, incomprensioni che spesso si accompagnano con vizi procedurali contestati nei concorsi, ma anche con nuovi interrogativi posti dall'evoluzione socio-politica, dai tagli della spesa pubblica, dalla situazione di precarietà delle famiglie. I figli di disoccupati sono più esposti all'abbandono scolastico. Il dato è allarmante. Ci sono poi i problemi della didattica fatti rientrare in un'ipotesi di riforma del premier Renzi di cui si conosce poco e che i cambiamenti epocali che stiamo vivendo, comunque esigono.

Il presidente della Provincia Ugo Rossi ha anticipato l'augurio di buon inizio dell'anno scolastico, partito con regolarità, grazie – ha affermato – alle indicazioni impartite dal Dipartimento provinciale della Conoscenza, ricordando che la scuola è anzitutto “investimento”. La scuola trentina per Rossi “non costa, ma mobilita risorse”, per 675 milioni di euro totalmente a carico del Trentino, senza alcun contributo dallo Stato: un'autonomia che deve risultare determinante non solo finanziariamente, ma anche in direzione di una didattica innovativa a beneficio dell'intera comunità.