Telemaco che guarda il mare

La ricerca di una relazione sembra allora essere la cifra che indica il desiderio di dare un significato alla propria vita

Telemaco sulla spiaggia attende nella veglia che qualcosa accada, che ritorni ad Itaca il padre Ulisse così come Omero nell’Odissea ci racconta. È l’attesa per poter ritrovare se stesso e il proprio ruolo nel mondo secondo la lettura che del mito ci ha offerto Massimo Recalcati quando parla del “complesso di Telemaco”, una domanda inedita di padre, la richiesta di testimonianza che indichi come si possa vivere con slancio e vitalità su questa terra.

In questa prospettiva, piena di fascino, si inserisce anche il nuovo libro Telemaco non si sbagliava di Luigi Maria Epicoco, direttore della residenza universitaria “San Carlo Borromeo” a L’Aquila, parroco della parrocchia universitaria di San Giuseppe Artigiano e docente di Filosofia alla Pontificia Università Lateranense.

Alla suggestione dell’Odissea, rispetto al grande tema dei giovani, il libro delinea con Telemaco un’antropologia positiva: quella di cui a lungo abbiamo provato l’assenza e, come afferma il sottotitolo “O del perché la giovinezza non è una malattia”, ci suggerisce una reinterpretazione della questione giovanile come opportunità e non più e solo come problema.

Leggiamo in queste pagine quando si parla di Telemaco “che la sua storia si offre come storia di un figlio, che concepisce se stesso a partire dall’assenza di un padre, dalla ricerca della relazione con un padre che non ha mai conosciuto”.

La ricerca di una relazione sembra allora essere davvero la cifra che indica il desiderio di dare un significato alla propria vita, in fondo è l’attesa che torni un senso e un significato.

L’immagine che ci viene in mente allora non è quella di un giovane ripiegato su se stesso, infatti: “Anche lui, a un certo punto, si metterà in viaggio alla ricerca del padre. Ma dovrà ritornare sui suoi passi, dovrà riapprodare a quella riva, su quella spiaggia, riposizionarsi nella maniera più giusta e accorgersi che ci sono cose che si possono solo ricevere; che nessuno può farsi da padre; che nessuno può darsi da solo ciò che invece può soltanto essere accolto come un dono.”

Un libro sulla vita, sulle nuove generazioni, da dove traspare che il primo compito dell’educazione è di dare fiducia al figlio.

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