Portiamo a Strasburgo un umanesimo concreto

Che gesto eloquente se in una prossima Olimpiade i nostri atleti sfilassero sotto l’unica bandiera europea! E quale visibilità mondiale avrebbe all’assemblea dell’ONU un seggio unico, riservato all’Unione europea! E che appuntamento sovranazionale diventerebbe il 9 maggio se tutti i Paesi lo celebrassero davvero come festa europea!Questi tre segni simbolici, auspicati al convegno dei nostri settimanali da Gianni Borsa, corrispondente da Bruxelles, esprimono forse la duplice prospettiva, ideale e concreta insieme, con cui recarsi domenica al rinnovo del Parlamento. Da cittadini europei, prima ancora che da cristiani, sollecitati dal Papa ad Aquisgrana. Lì, in uno dei discorsi più lunghi del pontificato, egli ha descritto un’ “Europa nonna, stanca e invecchiata”, immaginando invece un’ “Europa giovane, madre che abbia vita, capace di rispettare la vita e offrire speranze di vita”.

E’ sterile rinunciare al voto, rassegnarsi ad un’Europa sentita come “distante e autorerenziale”, lasciando campo aperto ai venti dei sovranismi egoistici e anticomunitari.

A cinque giorni dal voto il presidente dei vescovi italiani, card. Gualtero Bassetti, ha fatto appello al “miglior patrimonio italiano” – convinzione, generosità, solidarietà, rispetto delle norme – per far entrare una ventata solidale dentro il nuovo Parlamento, attraverso la scelta di persone ispirate, competenti e appassionate al bene della casa comune: “Come italiani dovremmo essere il volto migliore dell’Europa – ha scandito Bassetti all’assemblea della CEI – per dare più fierezza ai nostri giovani, ai nostri emigrati e a quanti sbarcano sulle nostre coste, perché siamo il loro primo approdo”.

Questo patrimonio, secondo Bassetti, è da rivitalizzare: “Penso alle nostre virtù, prima fra tutte l’accoglienza; penso a una tradizione educativa straordinaria, a uno spirito di umanità che non ha eguali; penso alla densità storica, culturale e religiosa di cui siamo eredi. Attenzione, però – concludeva il cardinale con probabile riferimento al rosario esibito dal ministro Salvini – –  non si vive di ricordi, di richiami a tradizioni e simboli religiosi o di forme di comportamento esteriori!”.

Alcuni governi esteri e anche qualche politico italiano mostrano un grave deficit di memoria europea, ignorando gli obiettivi con cui i Padri fondatori si strinsero la mano sulle ceneri delle macerie della guerra mondiale. Vale a dire “la preoccupazione del bene comune delle nostre patrie europee, della nostra Patria Europa, per ricominciare, senza paura un lavoro costruttivo che esige tutti i nostri sforzi di paziente e lunga cooperazione”. Parole di Alcide Degasperi, illuminato statista ma anche instancabile promotore di assistenza ((verso i poveri nei sassi di Matera o gli emigrati nelle miniere del Belgio), il cui patrimonio ideale rende ancora più responsabili noi trentini. Per non citare Chiara Lubich che ha lanciato un movimento dal basso che quest’estate in Primiero vedrà il lancio della prima “Mariapoli europea”.

Ma l’eredità eurotrentina oggi più incalzante è quella lasciataci troppo prematuramente da Antonio Megalizzi, l’universitario trentino vittima in dicembre dell’attentato, proprio a Strasburgo. Alla causa europea – in un impegno culturale e trasversale – egli aveva dedicato gli anni della sua formazione e le energie della sua passione giornalistica, per comunicare e costruire un’Europa nuova, più coesa e solidale. Nel suo attivismo, condiviso allora e ancora di più oggi da altri giovani col cuore europeo, piace riconoscere la traduzione vissuta di quell’ quell’umanesimo concreto che il card. Bassetti ha indicato prima dell’ultimo appello: “Chiediamo a tutti di superare riserve e sfiducia e di partecipare al voto. Siamo consapevoli che questo rimane solo il primo passo, ma è un passo che non ci è dato di disertare”.

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