“Un record? Nasce così…”

Argomento ambizioso e intrigante allo stesso tempo, indubbiamente concreto ma altrettanto ideale. Come si costruisce la prestazione perfetta? L'abbiamo chiesto a tre esperti

La costruzione di un record, tema di tanti incontri del Festival dello Sport che nel prossimo weekend animerà le strade di Trento, è un argomento ambizioso ed intrigante allo stesso tempo, indubbiamente concreto ma altrettanto ideale. Inutile illudersi, non esiste una ricetta sicura, un metodo garantito o una formula matematica per spingersi un poco oltre il limite umano mai raggiunto. Stabilire un primato infatti è spesso frutto della fortunata combinazione di tanti fattori, interni ed esterni, cercati o involontari, in ogni caso incanalati da un benevolo fato tutti nella giusta direzione.

L’unica certezza è che dietro ad ogni record ci deve essere un ottimo atleta, un efficiente team di collaboratori ed un grande lavoro di preparazione e allenamento fisico, tecnico e mentale. “Serve pazienza, gestione delle emozioni, concentrazione sul presente ed una forte motivazione intrinseca, cioè il desiderio di battere il record per sé stessi e non per ottenere gratificazioni esterne che potrebbero stressare o distrarre su aspetti fuori dal proprio controllo”, ci spiega Alessandro Todeschi, psicologo sportivo, che pone l’attenzione sulla necessità di studiare ogni dettaglio. “Bisogna pianificare bene la fase di avvicinamento alla prestazione, la gestione di errori o imprevisti fa parte, giocoforza, dell'attività sportiva, ed ogni intoppo va interpretato come un'informazione che aiuta a migliorare, piuttosto che come un ostacolo”.

Per Stefano Crepaz, responsabile della scuola calcio della Vipo Trento e tecnico del Centro Federale Figc di Borgo Valsugana, gli ingredienti fondamentali di un record sono la costanza, tanta applicazione e doti atletico-fisiche e psicologiche sopra la media, ma per raggiungere l’estrema padronanza della disciplina sportiva che si pratica non si può prescindere dalle necessarie ore di intenso allenamento, che gli esperti quantificano in almeno 10mila.

Sul fatto che la pratica sia alla base del record concorda anche Luca Baratto, preparatore atletico in passato anche di Trentino e Verona Volley: “Non si costruisce un record in una stagione solamente, quindi oltre alla naturale predisposizione genetica dell’atleta serve un allenamento programmato a lungo termine”.

Tutti gli esperti interpellati confermano l’idea che il primato debba essere l’obiettivo di ogni sportivo. “Nessuno si accontenta di partecipare ma tutti cercano di raggiungere e superare il proprio limite, che sia fisico, tecnico, tattico o mentale”, spiega Baratto, mentre Crepaz tiene a precisare che “esprimere il massimo delle proprie capacità è l’apice in quel dato momento della vita dell'atleta ed un 'record prestativo' non è per forza legato ad una vittoria o al raggiungimento di un risultato matematico”. Dal punto di vista mentale Todeschi aggiunge che “un atleta deve vivere la performance con la consapevolezza delle proprie risorse e di come utilizzarle al meglio. Lavorare per costruire la prestazione è un po' scoprire sé stessi per cercare di essere la migliore versione di sé”.

Ma è corretto ritenere il record come il punto d’arrivo di una carriera sportiva? “L’obiettivo di un atleta dovrebbe essere il piacere di praticare lo sport che ama”, risponde lo psicologo sportivo, “la ricerca del record va contestualizzata e portata in una dimensione interiore di curiosità, ben diversa dall'ossessione, di vedere fino a dove si riesce ad arrivare”. Un concetto chiave, condiviso anche dallo sguardo più tecnico di Crepaz, che considera il record, che sia assoluto o personale, il traino per l'attività sportiva stessa oltre che il motore per ogni miglioramento, evitando però la sua ricerca ossessiva per i risvolti psicologici, fisici e morali che può comportare. “Il record va visto con una certa naturalezza”, chiude Baratto, “puntare al primato è la diretta conseguenza dello spirito di competizione insito nello sport e nell’atleta. La continua aspirazione al miglioramento personale o di team sta alla base dell’attività sportiva, ed è normale che quando si pratica sport a livelli altissimi provare a migliorarsi equivalga effettivamente a ricercare il record”.

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