Impreparati alle nuove sfide

Lavoratori non qualificati, evasione fiscale, cultura d’impresa sorpassata, mancanza di un sistema aggregato che recepisca gli indirizzi internazionali dettati dall’Europa e dagli organismi sovranazionali: il sistema italiano è assolutamente impreparato ad affrontare le nuove sfide che gli scenari internazionali e le nuove tecnologie impongono. E’ un panorama desolante, quello descritto da Enrico Giovannini, professore a Tor Vergata, già ministro della Repubblica e in passato pure presidente dell’Istat. In discussione è anche l’intero sistema formativo ed educativo italiano. “Dobbiamo convincerci dell’importanza della formazione continua, di quello che in lingua inglese si definisce Lifelong Learning”, dice Giovannini. Non basta la mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo o di percorsi di formazione “messi a sistema”: il problema italiano è strutturale e legato a una mentalità che fatica ad aggiornarsi. Solo il 14% degli imprenditori italiani è laureato, tende a non assumere personale laureato e non investe in formazione e aggiornamento, né per sé né per i propri dipendenti. Ma a Trento Giovannini parla anche di sviluppo sostenibile. “In Italia siamo ancora molto indietro”, spiega ai microfoni di radio Trentino inBlu. “Anche se non mancano molte buone pratiche”. C’è però, aggiunge, un equivoco di fondo: lo sviluppo sostenibile è considerato come una questione ambientale, mentre invece “ha anche una dimensione sociale, economica, istituzionale”. In tutto ciò la tecnologia ha un’importanza fondamentale: la cosiddetta economia circolare è possibile solo grazie alla tecnologia. Un esempio? “A Berlino si comincia a sperimentare un nuovo tipo di pannolini biodegradabili, che insieme a quello che contengono diventano dei fertilizzanti”. La tecnologia orientata verso lo sviluppo sostenibile, osserva Giovannini, cambia i modelli di business: “In Europa sono stati destinati 12 mila miliardi di euro per spingere le imprese nella direzione dello sviluppo sostenibile”. Ma la tecnologia porta con sé anche rischi. “Nella Commissione mondiale sul futuro del lavoro, di cui faccio parte dentro l’Organizzazione mondiale del lavoro (Ilo), sappiamo che la tecnologia determinerà forti cambiamenti del mercato del lavoro. Tanti posti verranno posti, nuovi posti arriveranno, ma non è detto che questi nuovi posti verranno creati dove saranno persi: e questo impone un cambiamento radicale nelle politiche di ciascun Paese”. Ma in Italia sembra che non ci siamo ancora resi conto che il futuro sarà pieno di shock economici e finanziari, conclude Giovannini. “Siamo ancora convinti che basta mettere un po’ di soldi in tasca alle persone per risolvere tutti i problemi. Così non è”.

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