Fabbrini: “Le elezioni più incerte del dopoguerra”

A poco più di un mese dalle elezioni del 4 marzo, regna l’incertezza sia per quanto riguarda la possibilità che dalle urne esca un governo con una solida maggioranza sia sul fronte dell’astensionismo che, dicono i sondaggi, si preannuncia elevato. “Tra le elezioni più incerte della storia italiana post bellica – spiega ai microfoni di radio Trentino inBlu il politologo Sergio Fabbrini, docente di scienze politiche e direttore della Luiss School of Government di Roma -. Andiamo a votare con una legge elettorale che nessuno conosce”. Oltre tutto, rimarca, “le coalizioni si presentano divise al loro interno: il centro destra è spaccato sulla questione europea, il M5S ha un programma in corso d’opera che cambia da un giorno all’altro e la sinistra esce da una scissione che ha lasciato ferite personali evidenti".

In questo contesto di incertezza la campagna elettorale mostra “una frattura tra i partiti che guardano all’Europa come la condizione esistenziale per la politica italiana e partiti invece che pensano di poter ritornare all’interno dei confini nazionali e incrementare deficit e debito tra i più alti al mondo”. E’, peraltro, osserva Fabbrini, una frattura che attraversa tutti gli schieramenti “e sta paralizzando il Paese”.

L’auspicio, conclude Fabbrini, è che da questa frattura “emerga una coalizione europeista, che si ricomponga un governo non del Presidente, ma un governo che sappia riportare l’Italia in Europa, all’interno della negoziazione tra Francia e Germania sulla riforma dell’eurozona, un governo che dica chiaramente che l’Italia non vede futuro al di fuori dell’Europa”.

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