Fuochi di Resistenza

Commuove il testo teatrale di Renzo Fracalossi sui martiri della resistenza

Torna in scena sabato 3 maggio alle 20.30 al teatro parrocchiale di Calavino l’ultima opera teatrale di Renzo Fracalossi “Beati e perseguitati: spunti teatrali attorno alla Resistenza dei cattolici in Trentino-Alto Adige” che è stata presentata alla badia di San Lorenzo nella sera del 25 aprile, poi a Salorno e Mezzolombardo. Prendendo spunto dal libro di don Grosselli “Fuochi accesi” (edizione Vita Trentina) il commediografo con gli attori del Club Armonia e il quintetto “ANIM.azioni” descrive in un atto unico alcune vicende di sacerdoti e laici che, durante la dominazione nazi-fascista del 1943-45, soffrirono violenze da parte dei soldati di Hitler. Si parte dal paese fiemmese di Ziano messo a ferro e fuoco, a guerra finita, dai nazisti in ritirata. Il parroco don Modesto Lunelli, nato a Calavino nel 1906, fu messo al muro per ben tre volte, perché i soldati delle SS volevano che facesse i nomi dei partigiani locali: “Ci porti cinque nomi e il paese sarà salvo.” Ma don Modesto, fedele al suo popolo, rispose: “Da noi non avrete alcun nome.”

Fracalossi, che recita insieme a Marco Revolti, Federica Falagiarda, Alberto Bailoni, Barbara Gazzoli, ricompone anche altre vicende storiche di quel periodo, “perché – scrive – per troppo tempo la Resistenza è passata, nell’immaginario popolare, come appannaggio esclusivo di una determinata componente politica. Eppure così non è stato: la Resistenza è madre della democrazia repubblicana proprio perché, in essa, hanno trovato posto tutti gli indirizzi politici del tempo, dai cattolici ai comunisti ai liberali”. Si parla di don Vittorio Pisoni e dei suoi giovani della Juventus, di don Sordo e di don Cristofolini, arciprete in Tesino; di don Domenico Girardi di Valfloriana; dei frati di Cavalese “inghiottiti dall’inferno dei Lager”. Fracalossi fa scoprire anche il lungo corteo degli arrestati in Alto Adige: dal parroco di Sarnes al presidente dell’Azione Cattolica tedesca Joseph Mayr con il suo “Nein” a Hitler e kamerati! Parla anche del Lager di Bolzano, passaggio obbligato dei “ribelli” che venivano dal sud ed erano destinati al martirio in Germania; recupera le vicende di Tita Piaz e della gente di Val Cadino, nonché delle Giudicarie e della Rendena; sfonda anche nel momento drammatico dei soldati sudtirolesi che, a Roma, si rifiutarono di compiere il massacro dei 350 alle Fosse Ardeatine, perché “noi siamo cristiani battezzati”.

Fracalossi conclude la sua opera intensa opera teatrale con uno squarcio di luce evangelica: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il Regno dei cieli”.

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