Un pezzo di Sosat nel cuore di Bosso

“Che storia è la musica con Enzo Bosso!”, verrebbe da scrivere allungando il titolo dell’inedita trasmissione che il grande compositore e direttore d’orchestra ha realizzato per Rai 3 conquistandosi la prima serata con un raro contributo di cultura-spettacolo. Si può ben definire una serata-evento quella registrata (e poi sapientemente montata) a Busseto, degna delle performance di Roberto Benigni, perché ha saputo incastonare nella dimensione del racconto divulgativo momenti di grande livello musicale e artistico: uno spettacolo!

Assieme agli orchestrali “amici”, come più o volte li ha definiti scherzando con loro, della Eurpoe Philarmonic Orchestra, Bosso ha ripercorso con tono leggero e apparentemente improvvisato la Quinta e la Settima Sinfonia di Ludvig van Beethoven costruendo una sorta di viaggio didattico, arricchito anche da altre voci. Una lezione di ascolto che ha portato probabilmente anche gli spettatori più distratti, sorpresi dalla presenza di ospiti come Enrico Mentana, Gino Strada e Roby Facchinetti, ad appassionarsi delle scelte di Beethoven svelate nei suoi dettagli tecnici e nelle sue motivazioni più profonde. Storia e tecnica della musica si sono incontrate, valorizzate dall’atteggiamento riconoscente di Bosso e dalla sua travolgente umanità. A dare al programma un timbro originale e particolare ha contribuito in modo determinante l’ambientazione nel teatro “Giuseppe Verdi” di Busseto con i musicisti a occupare la platea e il pubblico disposto solo nei palchetti; discrete ma molto vivaci, le telecamere hanno saputo offrire alla regia spunti di grande partecipazione emotiva.

Per gli spettatori trentini l’emozione è salita quando Bosso ha invitato sul palco il coro della SOSAT e si è messo a dialogare con l’amico presidente Andrea Zanotti per introdurre un brano tratto dal terzo movimento della settima sinfonia di Beethoven con un testo tedesco composto sull’aria della musica originale. Un pezzo che ha svelato come il coro trentino sia nel cuore di Bosso – più volte ospite della nostra terra – ma che rafforza anche la sua tesi secondo la quale la coralità di montagna rappresenta il momento di congiunzione fra musica classica e musica popolare. Nello scambio con Zanotti questa tesi ha trovato ulteriori motivazioni, legittimando la presenza del coro trentino in quel tempio della musica.

Ma il culmine della serata, in chiave trentina, si è raggiunto quando Bosso non ha congedato il coro ma lo ha invitato a sedersi sul palco per proseguire insieme la serata: i coristi – come prima gli orchestrali – si sono trasformati da protagonisti a spettatori: nei primi piani sui loro volti si leggevano le vertigini che l’arte musicale riesce a regalare. Anche davanti alle telecamere.

d.a.

vt

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