In gol contro il razzismo

Si è svolta nel pomeriggio di sabato scorso, 3 febbraio, la seconda edizione del torneo “Dai un calcio al razzismo”, organizzato dal Comune di Pergine Valsugana per e con diverse associazioni locali unite per combattere il pregiudizio e la discriminazione razziale.

Mista infatti, nel senso delle culture e dei colori della pelle, la composizione della ventina di squadre di calcio a 5 che si sono sfidate nei gironi ad eliminazione sul parquet della palestra dell'istituto superiore Marie Curie: tra queste diverse squadre rappresentative dei paesi della Valsugana, costituite da atleti autoctoni, alcune squadre dei volontari delle associazioni locali come la Croce Rossa, le squadre miste delle realtà del Centro Astalli e dell'ASIF Chimelli, quali quella del Centro Giovani #Kairos, primo organizzatore e promotore dell'evento, oltre che due squadre composte da richiedenti asilo che vivono nei centri di accoglienza della zona laghi. Un festival dello sport, insomma, declinato secondo la multiculturalità degli atleti in campo, il cui unico scopo non era portare a casa il risultato.

L'evento è stato patrocinato dalle realtà di donazione volontaria dell'AVIS e dell'ADMO che, presenti con i loro stand, hanno colto l'occasione per motivare e raccogliere tra le proprie fila più di uno dei giovani presenti, tutti sotto i 30 anni di età, facendo leva sull'importanza di un gesto che cambia la vita.

Per quanto riguarda i meriti sportivi, il trofeo è stato portato a casa dalla squadra della Bassa Valsugana “Leffeci”, che ha battuto in finale la “Polisportiva clandestina”, mentre al terzo posto si è classificata la squadra Astalli. Il vero vincitore della giornata, tuttavia, è stato lo spirito di coesione, di correttezza e di sano divertimento che ha svolto la funzione di autentico sfondo sul quale e nel quale sono state giocate le partitelle di calcio, spirito che ha davvero permesso di dimenticare cosa sia il razzismo grazie alla diversità e alla numerosità di culture scese in campo; ad ulteriore conferma, come se ce ne fosse bisogno, che convivere senza offendere è più che possibile, anzi, addirittura piacevole ed umanamente arricchente.

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