La vittoria? Prima con la mente…

“Ciò che differenzia coloro che raggiungono la massima prestazione da chi semplicemente ottiene un buon risultato è una mente costruttivista, ovvero la capacità di assumersi la responsabilità del proprio successo, così come dell'eventuale insuccesso. Migliorare l'efficacia della prestazione è possibile concentrandosi sul ruolo della mente e superando in questo modo gli aspetti tecnico-esecutivi del movimento atletico”.

Lo ha detto Giuseppe Vercelli, responsabile dal 2011 dell'area psicologica della Juventus, presentando lo scorso 24 maggio a Trento, nel Dipartimento di Economia e Management, il seminario dal titolo “La mente per vincere nello sport e nella vita: la psicologia della prestazione”, promosso dal Comitato Provinciale del CONI, dalla Scuola Regionale dello Sport e da UNITrentoSport.

L'incontro – moderato da Paolo Crepaz, vicepresidente vicario del CONI locale e specialista in Medicina dello sport – è stato un “minicorso di preveggenza” basato su S.F.E.R.A. (acronimo di Sincronia, punti di Forza, Energia, Ritmo ed Attivazione: un modello di analisi ed uno strumento di ottimizzazione della prestazione, presentato alla comunità scientifica internazionale nel giugno 2009), comunicazione efficace ed antifragilità.

“Il preveggente ha una diversa percezione della realtà. È colui che osserva la sfida, ha un modello di riferimento, sa analizzare l'errore, utilizza indicatori chiave di prestazione e risponde alla domanda 'Come?', ossia 'Come risolvere un problema?'. Riconosce, insomma, dei piccoli segnali e li trasforma”, ha spiegato Vercelli, docente di Psicologia dello Sport e della Prestazione Umana all'Università di Torino, nonché psicologo ufficiale del CONI (presente a cinque edizioni olimpiche) e supervisore del percorso educativo-formativo del progetto Talenti 2020. “È in questo modo che si costruisce la cosiddetta vittoria ecologica, una forma di successo che mette in secondo piano il risultato finale, ponendo piuttosto l'accento sul valore del percorso compiuto verso l'obiettivo. All'allenatore, di conseguenza, si chiede di 'allenare' il desiderio”.

Di “vittoria ecologica” ha parlato anche il pluridecorato giavellottista molvenese Norbert Bonvecchio, che all'Università di Trento si è laureato in Economia e Gestione Aziendale ed è membro della Giunta territoriale del CONI: “Io non sono mai stato un talento, ma ho lavorato bene sulla mente e sulle motivazioni. Quando ci si pone un obiettivo a medio-lungo termine, il percorso dà più soddisfazioni del risultato stesso”.

Sul motore motivazionale si è soffermata pure la campionessa valsuganotta di tiro con l'arco Eleonora Strobbe, ospite della tavola rotonda – insieme al pattinatore azzurro di velocità su ghiaccio Michele Malfatti. “Se la sincronia è il punto debole della mia carriera agonistica, perché ogni tanto la mente va molto più avanti e non è più concentrata sul gesto tecnico, l'attivazione – la massima espressione della passione che permette di superare i limiti – invece è la motivazione che mi spinge a migliorarmi”, ha ammesso la 26enne portacolori della Compagnia Arcieri Altopiano di Pinè, appena laureatasi in Lingue moderne.

Concentrazione, gestione del limite e dell'ansia sono proprio le difficoltà alle quali ha fatto riferimento, in conclusione del convegno, la presidente del CONI Provinciale, Paola Mora. “Sono gli ostacoli che dobbiamo combattere sia prima di un esame all'università sia al cancelletto di partenza di una gara. Coltivare studio e sport con il medesimo impegno aiuta ad avere non solo atleti, ma soprattutto cittadini più competenti e consapevoli del loro ruolo”.

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