Marcialonga, basta la parola

La storia della granfondo di Fiemme e Fassa, nata nel 1971, è praticamente quella dello sci nordico in Trentino e in Italia

Tanta voglia di lei… Nel 1971, oltre al 45 giri dei Pooh che scalerà l'hit parade, è anche il desiderio appagato di quattro amici trentini – Giulio Giovannini, Roberto Moggio, Mario Cristofolini e Nele Zorzi – che riescono a esportare nelle valli di Fiemme e Fassa una manifestazione simile alla Vasaloppet, la più antica, lunga e numerosa gara sciistica mondiale di fondo.

Come la maratona svedese di 90 chilometri, che si rifà alla corsa sugli sci verso la Norvegia, datata 1520, del giovane e futuro re Gustav Eriksson Vasa per sfuggire al sanguinario monarca Cristiano il Tiranno, pure la Marcialonga nasce in un'epoca contrassegnata da violente lotte sociali e politiche, ma altresì animata da ideali rivoluzionari.

Anni di libertà, creatività e conquiste che, il 7 febbraio del '71, portarono sorprendentemente alla prima edizione (vinta dal gardenese Ulrico Kostner davanti a Franco Nones e Franco Manfroi, uno dei 31 successi azzurri includendo i 20 in campo femminile, dieci dei quali ottenuti dalla badiota Maria Canins Bonaldi) mille concorrenti anziché gli attesi cento.

Da quel giorno è stato un crescendo di iscritti (a maggior ragione da quando, nel '78, furono finalmente ammesse le donne), emozioni e sensazioni, che hanno fatto della Marcialonga di Fiemme e Fassa la regina delle granfondo italiane. Un momento di sport e amicizia davvero internazionali per chi, partendo da Moena e separandosi inevitabilmente lungo il percorso di 70 km (o di 45, nella versione “Light”, che – non fatevi ingannare dal nome – richiede non meno allenamento e preparazione) tra Canazei, Predazzo, Lago di Tesero, Cascata e l'incitamento di migliaia di tifosi, non vede l'ora di ricongiungersi all'arrivo di Cavalese. Dove l'ultimo classificato viene accolto da strepitosi fuochi d'artificio.

La storia della Marcialonga, dal 2003 di nuovo a tecnica classica sebbene allora imperasse lo skating, è in pratica quella dello sci nordico in Trentino e nel nostro Paese. Basta la parola, insomma. Un richiamo irresistibile per un impressionante numero di “bisonti”, come viene simpaticamente chiamato il popolo dei marcialonghisti (219.274 in 42 edizioni), che giungono da ogni continente, con una predominante presenza scandinava, norvegese in particolare.

Un evento che ancor oggi scatena nei fondisti veri l'irrefrenabile voglia di dire “C'ero anch'io”. Se dal gelido Nord Europa arrivano a frotte, è proprio perché il calore della Marcialonga non ha eguali. Ed è uno scivolare tra la natura, ai piedi delle Dolomiti, che cerca di ridurre sempre di più e su tutti i fronti l'impatto ambientale del grande avvenimento sportivo.

La manifestazione è dunque un formidabile veicolo promozionale (quasi 34 mila turisti nella sola settimana di gara, più altri 15 mila nei mesi successivi), che ha saputo creare nell'economia delle due vallate un indotto significativo di oltre otto milioni di euro annui, frutto del lavoro e della passione di 1.500 volontari.

Centinaia sono anche i protagonisti dei tanti appuntamenti collaterali, a cominciare dalla Minimarcialonga. Che permette ogni volta, a circa 500 bambini dai 6 ai 12 anni, di prendere confidenza con una delle discipline più complete sull'anello di 3 km dello stadio di Lago di Tesero. Dove, dal 2001, si disputa pure la Marcialonga Stars a sostegno della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, una sfida raccolta e combattuta con gli sci di fondo o le ciaspole da volti noti dello sport, della politica e dello spettacolo.

Spettacolo che, dal 2011 tra Lago di Tesero e Cavalese, contribuisce a regalare la Marcialonga Young riservata alle categorie Ragazzi, Allievi, Aspiranti e Juniores, vale a dire il futuro prossimo della specialità e della competizione “madre”. Senza per questo dimenticare il passato, rievocato dalla Marcialonga Story di 11 km dal Centro del Fondo a Predazzo, nata nel 2013 come “limited edition” per celebrare il quarantennale della Skiing e diventata, a grande richiesta, un appuntamento irrinunciabile per 300 nostalgici degli sci e dell'abbigliamento antecedenti al '76.

Un salto indietro nel tempo che farà sentire più grandi i piccoli (fino a sei anni) della neonata Marcialonga Baby, in programma proprio a Predazzo.

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