Modello Universiade

Si è svolto la settimana scorsa, a Trento, il convegno “Il binomio sport-università tra Italia ed Europa”, per promuovere lo sport nella formazione, nella ricerca e nell'innovazione attraverso una strategia comune. Presenti i rappresentanti di 25 atenei italiani

“Questo è un workshop del sistema sportivo universitario, un sistema che ancora non esiste ma che speriamo possa esistere dopo questo incontro. La firma del primo documento programmatico risale a tre anni fa, l'obiettivo adesso è quello di identificare, per i vari settori, azioni concrete ed un coordinamento tra le università. È stata proprio l'Universiade invernale Trentino 2013 a far uscire lo sport da una dimensione dopolavoristica”.

Parole del delegato del Rettore per lo sport, Paolo Bouquet, che ha presentato il convegno “Il binomio sport-università tra Italia ed Europa”, organizzato dall'Università di Trento il 29 e 30 marzo scorsi, nel Dipartimento di Economia e Management. All'incontro hanno partecipato i rappresentanti di 25 atenei italiani, nonché alcuni dirigenti di CONI – Progetti Speciali, CUSI (Centro Universitario Sportivo Italiano), ENAS (European Network of Academic Sports Services, cui UniTrento è l'unica ad aderire), EAS (European Athlete as Student), Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed Opera Universitaria.

“È un bene che le università si parlino, perché lo sport non è un mondo a sé, ma parte integrante di un percorso formativo. Stando agli studi, chi pratica sport a diversi livelli ha nella vita un bagaglio di competenze ed abilità diverse rispetto ad altre persone. In Trentino, il tempo pro capite dedicato allo sport è il più alto d'Italia”, ha sottolineato il rettore Paolo Collini, che ha premiato tre dei cinque studenti TOPSport dell'Università di Trento in gara alla recente Olimpiade di PyeongChang: Davide Ghiotto, Michele Malfatti (pattinatori di velocità su ghiaccio) e Nadya Ochner (snowboarder).

Formazione, ricerca, innovazione e pratica sportivo-ricreativa sono stati i quattro temi portanti del convegno, strutturato in sessioni nelle quali non è mancata l'autocritica.

“È vero che in Italia non è mai esistito un impegno governativo nello sport, ma il mondo universitario ha sempre ritenuto lo sport un elemento secondario, se non ostativo. Giocando di squadra invece, senza interessi specifici propri come purtroppo talvolta avviene, l'università metterebbe in moto anche la politica”, ha affermato Paolo Bertaccini Bonoli, dell'Ufficio per lo Sport della P.C.M., ricordando che i primi “Segnali dallo sport”, un libro edito dalla Feltrinelli, si manifestarono solo nel 1980.

L'Italia, infatti, non ha alcuna regolamentazione sistematica come, ad esempio, Francia ed Inghilterra. “La consapevolezza dello sport a livello europeo ha valenza biomedica, economica (lo sport incide più di pesca ed agricoltura messe insieme, ndr) ed educativa sia formale sia informale. Per questo è importante condividere le informazioni e le buone pratiche. Noi promuoviamo la doppia carriera, universitaria e sportiva, che tuttavia rimane un problema per gli atleti non d'élite. Stiamo anche pensando ad un 'Erasmusplus Sport' di scambio tra gli atleti migranti”, ha spiegato la presidente dell'EAS, Laura Capranica.

Tra le proposte del workshop per i prossimi mesi, da segnalare il potenziamento delle startup sportive universitarie con strumenti ad hoc, come la creazione di un portale o di un incubatore a livello nazionale, e le sponsorizzazioni a sostegno della diffusione della pratica sportiva nei campus.

“Noi siamo grandi individualisti, ma non dobbiamo mai dimenticare che i pirati fanno somma, mentre i soldati di Giulio Cesare fanno sintesi”, ha concluso il dirigente della CONI Servizi, Marco Arpino.

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