Alla custode di Tovel

La celebrazione in memoria della Santa
Sant’Emerenziana è invocata dalle comunità nonese che sostavano in preghiera all’imbocco della valle: “Ci insegna il coraggio nel donare la vita”.All’imbocco della suggestiva e caratteristica valle di Tovel, sopra Tuenno, spicca la chiesetta di Sant’Emerenziana, eretta a metà del 500 su impulso dei Madruzzo e considerata da secoli come la custode della valle. Lo testimoniano le fonti popolari secondo le quali nel periodo successivo al 1742 e fino alla prima Guerra mondiale si teneva ogni seconda domenica del mese una processione da Tuenno fin lassù, a Sant’Emerenziana.

Ai giorni nostri devozione a questa santa di origine romana vissuta attorno al 304 d.C.  è mantenuta in due sole occ: nella festa del 25 aprile con la salita a piedi da Tuenno e le successive rogazioni e nella festa liturgica del 23 gennaio. Anche mercoledì scorso erano numerosi i fedeli – forse 150, compresa qualche famiglia con bambini – che si sono dati appuntamento per la Messa. A presiederla è stato il responsabile dell’Unità pastorale Santo Spirito don Renzo Zeni, con il quale concelebravano due sacerdoti della zona, don Aldo Pizzolli e don Lionello Corradini, apprezzati collaboratori pastorali.

Anche prendendo spunto dalla Parola del giorno, don Zeni ha sottolineato la scelta di sant’Emerenziana di donare la propria esistenza per amore del Signore e ne ha ricavato l’invito ad avere il coraggio di dare la vita per gli altri, nel servizio quotidiano.

Questo legame fra fede e vita è raccontato nella storia dalla sosta in preghiera che nonesi e “forestieri” compivano alla chiesa di Sant’Emerenziana prima di recarsi al lago e sui pascoli alti della valle per la fienagione o il lavoro nei boschi. Accanto alla chiesa c’era un eremo che fu certamente anche ospizio per i viandanti in quella “rete” di luoghi di accoglienza che era collegata anche alla stazione di servizio di Madonna di Campiglio, gestita dai frati.

Un’altra testimonianza eloquente s’incontra – salendo a piedi ancora per qualche chilometro – nell’edicola votiva dedicata ancora a Sant’Emerenziana e documentata dal nostro Gianni Zotta con datazione ottocentesca. Nonni e bisnonni della val di Non ricordano che quanti salivano con i carri – i cosiddetti “ciarradori” – si fermavano per una preghiera. Ed il passaggio, secondo altre testimonianze orali, avveniva anche d’inverno quando la superficie ghiacciata del lago consentiva di trasportare più agevolmente il legname – facendolo scivolare sulle slitte – da una sponda all’altra del lago. Poi vennero anche i turisti, incuriositi dal fenomeno dell’arrossamento – ancora oggi motivo d’interesse scientifico, anche se non più ripetuto – e forse ignari della “custodia” di Sant’Emerenziana. Per motivi di sicurezza anche la pala d’altare raffigurante la santa – opera di Martino Teofilo Polacco, artista di punta ai tempi del Madruzzo – è trasferita da tempo nella chiesa parrocchiale di Sant’Orsolo a Tuenno.

La comunità di Tuenno e dintorni (anche il Comune fa la sua parte, garantendo il servizio dell’impianto di amplificazione) resta legata a questo evento di metà gennaio; il passato si riannoda al presente, non per superstizione, ma per il riconoscimento di un radicato sentimento religioso. E’ la riconoscenza al Signore di chi non si sente padrone del proprio tempo e del proprio lavoro: lo avverte come un dono, da moltiplicare agli altri.

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