“Custodi dei suoni”, alla scoperta del lago con Portobeseno

I giovani catturano i suoni del Garda
Verba volant, scripta manent. Ma davvero le parole sono destinate a sbiadire nella memoria, disperdendo storie di vissuti ed esperienze? Niente affatto, anzi: il progetto che Portobeseno porta avanti con Comunità di Valle e azienda di servizi alla persona Casa Mia di Riva del Garda va in tutt’altra direzione.

In marzo la realtà culturale animata da Sara Maino e Davide Ondertoller ha cominciato il percorso “Narrare l’Alto Garda” assieme a una ventina di ragazzi che frequentano i Centri aperti pomeridiani, gestiti da Casa Mia, a Nago e Torbole. I “Jenga”, spazi in cui i giovani trovano assistenza per lo studio e proposte di attività, questa volta hanno proposto un viaggio attraverso i suoni ambientali e le memorie orali.

Un laboratorio per le orecchie, fatto di uscite sul territorio, incontri con le altre generazioni, capaci di regalare storie ai ragazzini. Non la Storia, quella che si legge sui libri, ma le storie della comunità, delle vite vissute, di altri tempi. “Ci siamo accorti che i bambini sono immersi nelle nuove tecnologie, ma in questo modo rischiano di perdere il contatto con la realtà e con l’ambiente”, spiega Davide Ondertoller, di Portobeseno. “Per questo il nostro è un progetto di educazione ‘delle orecchie’, per far capire l’importanza dei suoni che ci circondano nel quotidiano. Sono infatti anche i suoni a caratterizzare i luoghi”.

I giovani hanno incontrato gli anziani e il territorio, catturando con un registratore digitale i suoni e le voci. “Educare al suono è educare all’ascolto”, evidenzia Ondertoller. “È mettere in contatto le generazioni e permettere agli anziani di tramandare le storie. I bambini diventano così custodi di una memoria e con essa anche del territorio”.

L’idea di “coltivare le orecchie” dei più piccoli è nata nel 2004 in Trentino, e da allora i progetti di questo tipo si sono moltiplicati: oggi Sara Maino e Davide Ondertoller avviano collaborazioni con le scuole e i centri ricreativi in tutta Italia. Da Cesena a Roma, incontrando situazioni diverse, dal Corviale a Roma, ai Quartiere Spagnoli di Napoli: “Perché in realtà difficili è ancora più importante educare i ragazzini alla consapevolezza del proprio territorio, e il progetto ‘Narrare il territorio’ lo fa attraverso i suoni dell’ambiente e la memoria orale”.

Il passo successivo alla registrazione di rumori e voci di un luogo è la loro archiviazione. Portobeseno ha raccolto oltre 80 interviste a persone dell’Alta Vallagarina e le ha messo online, in un archivio 2.0 che permette l’ascolto e la geolocalizzazione. Come una biblioteca che custodisce le biografie di un territorio.

Lo stesso lavoro è stato fatto con i ragazzi di Nago e Torbole. Il risultato sarà presentato alla cittadinanza sabato 10 maggio, alle 18 al Forte Alto di Nago. In quel momento i lavori dei ragazzi saranno presentati al pubblico e in questo modo saranno restituiti alla comunità. L’archivio di suoni è stato arricchito da fotografie e disegni fatti dai giovani, momento in cui si rielabora l’esperienza e la si interpreta.

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