Devoti a san Bernardino

La Collegiata di Arco
Il 20 maggio ad Arco, si è rinnovata la tradizionale processione con la statua del compatrono della città che, partendo dalla Collegiata, arriva fino alla piazzetta della contrada di StranforaEra il 1649 quando la comunità di Arco decideva di erigere in onore di San Bernardino un altare nella nuova Collegiata di Arco; egli era il compatrono della città unitamente a Santa Maria Assunta, a cui è dedicata la parrocchiale. Lo stemma della Comunità, che sovrasta l’altare, reca la data 1652, anno di consacrazione dell’altare. Il culto di S. Bernardino quindi era vivo in Arco e si ritiene sia stato voluto o promosso da Francesco conte d’Arco, che era stato capitano del popolo a Siena, negli anni in cui viveva in quella città San Bernardino.

Nel 1624 intanto si era messa la prima pietra della chiesa di San Bernardino nella contrada di Stranfora. Questa parte di città si trova al di là della piazza (trans forum: Stranfora), verso ovest. La chiesetta, che inizialmente era un oratorio al quale poi si aggiunsero la sacrestia ed il campanile, era sorta grazie ad un lascito di Bernardino Bonora e alla cura dei “vicini” di Stranfora, ossia delle famiglie che da decenni, se non da secoli, vivevano nella contrada.

Nel 1685 i vicini riuniti in assemblea decisero di far realizzare un altare “bello di pietra” da Domenico Rossi detto il Manentino, lapicida e scultore di Mori, autore di diversi altari nell’Alto Garda. Qualche anno dopo, sempre la vicinia, acquistò una croce astile d’argento, decorata su due facce, una con il Cristo in croce, l’altra con S. Bernardino, e sulle quattro estremità le figure degli evangelisti.

Questa croce era portata durante i funerali degli appartenenti alla vicinia. La stessa vicinia gestiva un beneficio detto “delle zitelle”; consisteva in una donazione, alimentata da un lascito di Francesco Marcabruni, di 24 fiorini alle ragazze povere della contrada che si sposavano.

L’affezione per questa chiesetta è durata per secoli; i libri massariali conservati nell’archivio parrocchiale ne narrano la storia, con la registrazione anche delle piccole spese di manutenzione e per le feste nel giorno del Santo (20 maggio) con la distribuzione di fave e sale per tutti i vicini. Vi è da segnalare che, nella seconda metà dell’Ottocento, nei palazzi attorno alla chiesetta hanno trovato collocazione tutti gli enti assistenziali di Arco: l’Ospitale, l’Istituto della Provvidenza per i bambini orfani o abbandonati, la Pia Casa di Ricovero e l’Asilo d’Infanzia. E qui operavano le suore della Carità, dette di Maria Bambina. Poi queste Istituzioni benefiche hanno trovato altre sedi. Ora quegli edifici sono diventati case ITEA.

Nel 1944, in piena guerra mondiale, per ricordare i cinquecento anni dalla morte di San Bernardino viene acquistata in Val Gardena una statua del Santo di Siena, che regge in mano il modellino di Arco, città medioevale circondata da mura.

Adesso è viva la tradizione di svolgere il 20 maggio una processione con la statua del Santo che, partendo dalla Collegiata, arriva fino alla piazzetta della contrada. Qui viene celebrata la S. Messa e poi si ritorna alla chiesetta, depositando la statua e facendo festa tutti insieme con i dolci preparati dal Comitato S. Bernardino, che quest’anno compie l’80° di fondazione, e dalle signore della contrada. Chi ha scritto questo articolo ha pubblicato per questa occasione un volume, edito dall’Associazione “Il Sommolago” di cui è presidente, che illustra, con un ricco apparato iconografico, tutte le vicende storiche che hanno interessato questa parte della città di Arco. Titolo dell’opera “La contrada di Stranfora ad Arco, appunti di storia e di umanità”. Il volume è stato presentato venerdì 17 maggio davanti ad un pubblico numerosissimo di “stranforini” che sentono viva l’appartenenza alla loro contrada.

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