“Gli abbonamenti? Anche per strada…”

I nostri fiduciari di Mori, Giacomo Torboli e Anna Galvagni
Giacomo Torboli, nostro fiduciario a Mori dal 1969, divide da una decina d’anni l’impegno con la moglie Anna. “È bello mantenere la relazione con le persone”.“Ecco qui, guardi. Questo l’ho tenuto apposta. Mezzo secolo, ormai sono vicino alla pensione…”. Sorride orgoglioso Giacomo Torboli, 76 anni, mentre tira fuori dalla sua teca un vecchio numero di Vita Trentina. Sulla testata una scritta stampata in inchiostro blu che dice “Sign. fiduciario, 1.1.69”.

Lo incontriamo un sabato mattina nella canonica di Mori, assieme alla moglie Anna Galvagni che di anni ne ha 79 e con la quale, da una decina, divide l’impegno di diffondere il settimanale in paese. “Come in una staffetta”, raccontano i coniugi, impegnati da anni in parrocchia, “la nostra seconda casa”.

“In famiglia eravamo abbonati da tempo, Vita Trentina era sempre a casa nostra. Così, a venticinque anni, quando la precedente fiduciaria abbandonò, mi offrii per prendere il suo posto. Il giornale diocesano diretto allora da don Vittorio Cristelli, che tra l’altro era già stato apprezzato cappellano qui in paese…”, spiega Giacomo prima di abbandonarsi ai ricordi. Dolci, “tra tante belle gite organizzate per noi fiduciari e il buon rapporto avuto con tutti i direttori” e amari, perché tanti abbonati, “tante persone conosciute in questo cammino lungo mezzo secolo oggi non ci sono più”. Una di queste, ricordano i due fiduciari, era Bruno Gentili, fonte inesauribile di notizie dalla “sua” Val di Gresta, ma anche attento osservatore e cronista di quanto accadeva a Mori: “Il suo era vero spirito giornalistico”, dice Giacomo. “Mi sembra ancora di vederlo all’opera con la macchina fotografica sempre pronta. Bruno ci ha lasciati troppo presto…”.

Cambiano gli abitanti, cambia il paese, “che oggi comincia a Loppio e finisce a Ravazzone, ma qui non si respira ancora l’aria di città”, continua il nostro fiduciario. Sfiorando i 10 mila abitanti, è normale che le problematiche diventino sempre più complesse. “Mi piace pensare a Mori ancora come una borgata, anche se negli anni, ingrandendosi, si è trasformato in dormitorio: in tanti partono la mattina per andare a lavorare a Rovereto, ritornano la sera tardi, ala festa i ciapa su e i va via. Insomma, no tei vedi mai…”, rileva amaro Torboli.

Se tra paesani si riesce ancora a mantenere i rapporti, è difficile fare rete con le nuove famiglie, gli fa eco la Anna. “Chi viene da fuori rischia di isolarsi, fortunatamente scuola e catechesi aiutano a tenere unite queste famiglie che altrimenti hanno poche occasioni di ‘fare gruppo’”.

Anche per questo, oggi, fare il fiduciario, è diventato più difficile. Anna e Giacomo, però, non demordono e rilanciano. “È bello mantenere la relazione con le persone, pensi che c’è ancora chi mi ferma per strada ricordandomi che deve rinnovare l’abbonamento. Per questo porto sempre un vecchio blocchetto con me”, racconta Anna mostrandoci il pratico cimelio tascabile. “Essere fiduciaria è un modo per mantenere viva una rete di contatti e, contemporaneamente, contribuire nel nostro piccolo a tenere vivo questo giornale, che rappresenta uno strumento utile per le nostre comunità”.

Chi si abbonava, un tempo, lo faceva per un rapporto quasi affettivo, magari per non interrompere una tradizione di famiglia, rileva ancora Anna. “Oggi, invece, c’è maggiore convinzione, capita di ritrovarsi e scambiarsi qualche pensiero sul settimanale, valutando qualche articolo. Con gli abbonati, comunque, si è sempre mantenuto un bel rapporto”.

Le campane annunciano che l’ora di pranzo si avvicina e non vogliamo rubare altro tempo ai nostri due fiduciari. “Piano piano bisognerà pensare anche a chi prenderà il nostro posto, anche se mi sembra difficile che qualcuno possa cominciare a 25 anni come me”, scherza Giacomo sull’uscio della canonica. “Certo, quello che un tempo si faceva da soli, oggi bisogna farlo in squadra, si lavora meglio quando si è in gruppo e si collabora, prosegue. “Intanto – conclude Anna con un bel sorriso – comunque cominciamo a guardarci attorno… prima che i ne manda via!”.

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