Rispetto del Creato e memoria attiva

"Di fronte a vite innocenti strappate ai loro cari sono tanti gli interrogativi senza risposta ed enorme il peso della fatica di accettare una realtà assurda, ma non bisogna stancarsi di interpellare le coscienze di chi ha a cuore il destino del creato, la casa comune degli uomini, confidando nella parola del Signore e nella solidarietà di chi ci ha aiutato a rialzarci". Con queste parole il parroco di Tesero, don Bruno Daprà, ha dato il benvenuto all'arcivescovo Luigi Bressan e alla comunità riunita nella chiesa parrocchiale. "Trent'anni fa a Stava si sfidarono le leggi della statica e della natura: fare memoria è necessario e le letture ci ricordano che apparteniamo ad un'unica famiglia umana, abbiamo diritti, ma anche corresponsabilità", ha detto nell'omelia monsignor Bressan, portando anche il saluto di Pedro Volcan, sacerdote originario della valle, ora in Uruguay. "Dalla memoria della tragedia deve nascere un atteggiamento più attento verso il Creato e verso tutte le persone". L'uomo, infatti, ha ricevuto da Dio il compito di custodire e coltivare la terra ma non ne è padrone assoluto e deve evitare l'uso indiscriminato delle risorse naturali. "Anche Papa Francesco nella recente enciclica sulla cura della casa comune che è la terra ha ricordato che il clima è bene comune di tutti e per tutti – ha proseguito l'arcivescovo – e ognuno deve riflettere sul suo stile di vita e porsi dei limiti in favore del bene altrui e delle generazioni future". L'uomo che si lascia dominare dalla divinità del guadagno, rischia di dimenticare le norme prudenziali ma "le vittime di Stava invitano a non impostare la vita come conflittualità, ma a sentirci veramente un'unica famiglia, anzi un solo corpo".

Numerosi messaggi di cordoglio hanno raggiunto la comunità. Significative le parole che il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha inviato alla sindaca di Tesero, Elena Ceschini, e al Presidente della Fondazione Stava 1985 Onlus, Graziano Lucchi: "Quello di Stava non fu un fatto locale, sia pure di grandi dimensioni, ma fu una tragedia nazionale: e non solo perché le vittime provenivano da ogni parte d'Italia, ma perché la frana di Stava è diventata il simbolo di una errata concezione del profitto, dello sfruttamento della natura e di una colpevole e sorprendente catena di errori umani, dalle irreparabili conseguenze. Quella di Stava fu una strage che poteva essere evitata, che si doveva evitare. (…) L'Italia ha il dovere di ricordare quel sacrificio e di agire con decisione e competenza perché simili tragedie non abbiano più a ripetersi. Abbiamo l'obbligo di rendere merito a chi, in quei giorni tristi, si è prodigato per i soccorsi e alla popolazione di Stava e di Tesero che ha reagito con dignità e spirito di solidarietà di fronte all'accaduto. E, infine, è giusto onorare l'impegno di chi si è battuto per far emergere la verità e di chi ha lottato per preservare la memoria di Stava e dei suoi morti innocenti".

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