“Auschwitz, visto da noi”

Sul Treno della Memoria, tra i 178 ragazzi trentini, c'erano anche Lorenzo, Michele ed Elisa, tre giovani con sindrome di Down: una testimonianza fortissima e concreta di solidarietà e accoglienza

Quando Lorenzo Zulberti, 20 anni di Nago, affetto da sindrome di Down, ha cominciato a piangere davanti alla prigione del campo di concentramento di Auschwitz, una sua coetanea si è avvicinata e l'ha consolato con gentilezza. Poco dopo, di fronte ai resti del forno crematorio, è stato Lorenzo ad abbracciare spontaneamente un amico singhiozzante. Per la prima volta quest'anno tra i 178 partecipanti trentini al Treno della Memoria c'erano anche tre ragazzi con sindrome di Down, grazie al progetto “Abitare la comunità” messo in piedi da Aipd, Associazione italiana persone down, da Altrevie e finanziato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con il coordinamento degli educatori della Cooperativa Eris – Effetto Farfalla di Rovereto.

I giovani, partiti alla volta della Polonia il 31 gennaio e rientrati a Trento il 6 febbraio assieme ad altre centinaia di studenti italiani, durante la visita alla fabbrica della morte si sono fatti forza a vicenda, si sono presi a braccetto per cercare di sciogliere il groppo alla gola che immancabilmente si materializza di fronte alle atrocità della soluzione finale, in uno scambio alla pari che non era mai stato sperimentato nelle precedenti edizioni del “Treno”.

L'esperienza, che ha visto protagonisti, oltre a Lorenzo, Michele Comai di Mattarello ed Elisa Zendri di Ala, è proseguita lunedì 18 febbraio con un momento di rielaborazione fotografica assieme alle famiglie nella sede della cooperativa Eris in via Vannetti a Rovereto. La conclusione è in calendario con i momenti pubblici alle Gallerie di Piedicastello il 6 aprile e 25 aprile, durante la Giornata della Liberazione organizzata da Arci del Trentino.

“Lorenzo, Michele ed Elisa hanno portato a casa moltissimo da questo viaggio, ma è stato altrettanto formativo per gli altri partecipanti”, racconta Michele Sbrana, responsabile di Eris, anche lui fresco di viaggio della Memoria. “I tre ragazzi disabili hanno partecipato a tutte le fasi di questo percorso, senza differenze. Non ci sono stati sconti per loro. In ogni momento c'è stato un rapporto alla pari: sono intervenuti liberamente durante le riflessioni di gruppo, portando la loro opinione, hanno ballato in discoteca e hanno dormito nelle camerate con tutti gli altri”.

A chi gli chiedeva che cosa avevano provato camminando nel campo di concentramento, i tre giovani hanno risposto: “molta tristezza e malinconia”. “Ognuno a modo suo ha compreso che quello era un luogo di morte e di sofferenza, che una cosa simile non si deve più ripetere”, fa notare l'educatore, soddisfatto di questa prima sperimentazione. “Era una delle loro prime esperienze lontano dalle famiglie e tutto è funzionato bene, anche perché a seguirli c'erano due educatrici specializzate. Gli altri partecipanti hanno perso in pochissimo tempo la diffidenza che spesso si innesca di fronte alla disabilità”, fa notare Sbrana.

Dopo un'anteprima così positiva, la speranza è che a bordo del treno in partenza nel 2020 ci siano ancora dei posti prenotati per altrettanti ragazzi affetti da sindrome di Down, una testimonianza fortissima e concreta di solidarietà e accoglienza.

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