Flavio Faganello che dava voce agli ultimi

Flavio Faganello nelle nostre “Vite Trentine”

“Ha dato voce a chi non ha voce, agli ultimi, agli eredi della solitudine. La sua è stata una sinfonia ricca di contenuti, ascoltata dalla gente”. Con questa immagine don Vittorio Cristelli, “fotografava” nell’omelia del funerale Flavio Faganello, il grande fotografo scomparso a 72 anni il 1° ottobre di 15 anni fa. Faganello sapeva fotografare con “sguardo conciliare”, perché sapeva leggere e interpretare con “genialità d’artista” il popolo di Dio: dalla vecchietta mòchena che scendeva pellegrina a piedi nudi nel bosco verso Montagnaga ai grandi eventi della religiosità trentina.

Faganello era capace di “ascoltare la gente e il suo territorio piuttosto che farsi prendere dalla frenesia dello scatto di tanti paparazzi”. Stava spesso in disparte, a cercare di capire, a cogliere il particolare, a dispensare consigli ai colleghi, valorizzando anche il lavoro dei dilettanti. “La tecnica è una cosa, ma noi dobbiamo premiare soprattutto le sue idee”, amava dire.

Grande conoscitore del Trentino, le sue fotografie restano come messaggi, interpretano con rispetto la sofferenza, la gioia, i drammi e la vita. Testimone del cambiamento, è stato il fotografo che più di tutti ha percepito l’evolversi veloce della vita sociale, descrivendola con sensibilità e rispetto. “Spesso – raccontava – io fotografo in bianco e nero, poi la gente, osservando le mie immagini, le colora con la mente“.

Quindici anni fa si spegneva il toscano di Flavio Faganello, ma resta aperto nei suoi libri il diaframma di una sensibilità speciale.

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