Fondi sanitari, rischio oppure opportunità?

L’iniziativa del Gruppo territoriale di Banca Etica pone l’accento sulle diseguaglianze nella salute

L’ultima volta che sono stato a Gardaland era Halloween. Avevo i figli ancora piccoli, ma grandi abbastanza per gustarsi le attrazioni del grande parco divertimenti sul lago di Garda. Quello che non li ha e non ci ha divertiti sono state le lunghe code. D’accordo, visto il periodo, era prevedibile. Ma quello che più mi ha fatto andare in bestia è che mentre io e mia moglie, come altri genitori in coda, cercavamo di far passare il tempo ai figli, altri ci passavano bellamente davanti saltando la fila: avevano acquistato, oltre al biglietto d’ingresso, un pass che consentiva loro di ridurre drasticamente il tempo di attesa alle attrazioni. Comodo, non trovate? Basta pagare…

E se in un futuro non troppo lontano ciò accadesse per l’accesso alle prestazioni sanitarie? Anzi, a ben guardare, forse il futuro è già qui, come dice una nota pubblicità. Alzi la mano chi non ha mai, dico mai, ripiegato sulla prestazione a pagamento, in libera professione, sconfortato dai lunghissimi tempi di attesa per avere la stessa prestazione in regime di Servizio sanitario nazionale (Ssn). E ora provate a immaginare se per accedere a determinati esami in tempi ragionevoli, senza aspettare mesi, poteste acquistare un Express Pass “saltacoda”… Non approfittereste dell’opportunità, anche a costo di un sacrificio economico? Ah, già, però ci sarebbe sempre qualcuno che comunque non potrebbe pagare. “Che importa? Che aspetti”, vi sento dire.

E se scopriste che c’è un istituto relativamente recente che, nato in origine per affiancare il Ssn, integrando le prestazioni offerte – parliamo di quello che gli addetti ai lavori chiamano “il secondo pilastro” del Ssn: fondi sanitari, casse mutue, società di mutuo soccorso (il “terzo pilastro” sono le assicurazioni sanitarie commerciali) – e per rispondere alla crisi di sostenibilità del Ssn, pone invece a sua volta problemi di equità, di efficienza e addirittura potrebbe tendere a favorire il consumismo sanitario e indurre a chiedere prestazioni non necessarie? E tutto questo non fa un po’ a pugni con un articolo della Costituzione, l’articolo 32, che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”? Ne hanno discusso, in una serata che si potrebbe definire “necessaria” promossa dal Gruppo di iniziativa territoriale di Trento di Banca Etica martedì scorso a Trento nella sede della Sosat l’assessora regionale alla previdenza Violetta Plotegher, Nicoletta Dentico di Banca Etica, il dottor Alberto Donzelli della Fondazione Allineare Sanità e Salute. E ha offerte preziose puntualizzazioni dal pubblico Paolo Burli, presidente di Sanifonds, il fondo sanitario integrativo locale costituito tra Provincia Autonoma di Trento, Associazione artigiani e Associazione albergatori, Confcommercio, Confesercenti, Cooperazione Trentina, Confindustria e sindacati, giocoforza chiamato in causa.

Violetta Plotegher, ricordando che quest’anno ricorrono i 40 anni dell’istituzione del Ssn (legge 833 del 1978), richiamando l’esistenza ancora di forti diseguaglianze nella salute, ha ricordato alcuni possibili rischi legati all’espandersi dei fondi sanitari cosiddetti integrativi, chiedendosi se di fronte alla (voluta) contrazione delle risorse nella sanità la mutualità possa essere la soluzione. Nicoletta Dentico ha ricordato che il Ssn garantisce livelli di eccellenza a costi che in altri Paesi sono molto più elevati, nonostante che dall’inizio della crisi nel 2008 si siano chiusi i rubinetti degli investimenti, per quella che nel 2013 la Corte dei Conti ha bacchettato come una “visione puramente contabile”. Eppure il Ssn rimane un argine contro la diseguaglianza. Per contro, secondo Donzelli, la sanità cosiddetta integrativa appare “iniqua, costosa, inflattiva e distorsiva”. I fondi sanitari più che “integrativi” sono “sostitutivi” del Ssn, favoriscono il consumismo sanitario, tagliano le liste d’attesa agli iscritti ma a scapito di tutti gli altri, aumentano i costi amministrativi, fanno aumentare – paradossalmente – la spesa pubblica. Sono fonte di iniquità, hanno concordato i relatori, perché spinti con generosi benefici fiscali, che finiscono però per scaricare parte dei costi anche su chi ai fondi sanitari non può accedere. Su questo aspetto concordava anche Burli, che ha rivendicato però la “diversità” del Fondo integrativo territoriale Sanifonds e la scelta del sindacato di scommettere su questo strumento.

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