“Musei caporalato della cultura trentina”, la protesta dei lavoratori esternalizzati del MUSE

Un’assemblea sindacale riaccende i riflettori sulla lotta dei lavoratori esternalizzati del MUSE, il Museo delle Scienze di Trento, che nonostante i milioni di visitatori e le numerose attività organizzate, da tempo presenta forti criticità rispetto al rapporto con i tanti collaboratori che al Museo lavorano, e che hanno stabilito, per giovedì 9 giugno, una nuova assemblea che proseguirà con un presidio davanti al MUSE dalle 10 alle 12.

“Ormai da anni le condizioni dei lavoratori esternalizzati del MUSE – Museo delle Scienze vengono quotidianamente calpestate e le conseguenze sono visibili nelle continue dimissioni, che hanno superato abbondantemente le 100 unità e di cui abbiamo perso il conto”, scrivono i lavoratori, evidenziando l’alto numero di professionisti che hanno lasciato il posto di lavoro dopo pochi mesi, o quello delle lavoratrici in maternità in difficoltà per questa situazione.

“Colleghi che non hanno mai avuto un orario di lavoro, con la possibilità di essere collocati a lavorare in qualsiasi ora del giorno. Cosa significa? Che pur essendo Part Time e avendo diritto a conciliare i tempi di vita lavorativa e privata, non potrai mai farlo. Turni che arrivano anche con un giorno di anticipo, rendendo ancora più alto il disagio della conciliazione dei tempi di lavoro e di vita privata. Ferie usate per programmare il lavoro, piazzate a sorpresa in busta paga senza averle mai richieste e senza che siano mai state imposte, usate a posteriori per completare l’orario di lavoro”, sono tre degli esempi di cattiva gestione dei rapporti di lavoro portati dall’assemblea, che ha denunciato la “cornice di salari bassi, incertezza e precarietà che ha visto il recente fallimento di una delle cooperative e spaventa chi da anni lavora con competenza e passione al museo”.

“Non vogliamo nulla che non siano condizioni di lavoro dignitose, già previste dai contratti e totalmente disattese”, la richiesta dei lavoratori: “E non ci fermeremo finché non si arresterà questa spirale vergognosa che ha trasformato il settore dei musei nei campi del caporalato della cultura trentina. Non è questo che meritano i tanti professionisti che hanno speso anni di studi per divulgare le scienze e ci batteremo per cambiare in fretta il sistema“.

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