Obc festeggia con “Kosovo”

La storia balcanica rivisitata in chiave poetica da Micaela Bertoldi

Una poetica rivisitazione della storia balcanica a partire dalle vicende di un nucleo familiare in cui figurano Aimal, Delya, e la figlia Gentiana, ragazza, migrati dal Kosovo in Italia: “Kosovo”, atto unico di Micaela Bertoldi (adattamento teatrale di Renzo Fracalossi), ideato e prodotto in occasione dei 15 anni di vita dell’Osservatorio Balcani e Caucaso, si basa su un racconto autobiografico, contenuto nella collana Vivere altrove prodotta dalla Mnemoteca del Basso Sarca.

Il racconto di questa intensa esperienza di vita è alternato con brani proposti da altri protagonisti: la Memoria, la Storia, la Geografia, la Poesia… Sullo sfondo c’è la penisola balcanica, del tempo dello scontro tra Turchi ed Albanesi (1389) e poi degli anni a partire dal 1989, segnati dal conflitto tra Serbi, Croati, Bosniaci e Kosovari.

A rappresentare l’atrocità della guerra – di tutte le guerre – e la scarsa comprensione del loro esiziale portato sono le voci di Gjorg e di Čelebi, quelle dei soldati della battaglia della Piana dei Corvi, dei giannizzeri, delle ombre e dei fuggiaschi. Voci di di ieri e di oggi.

Il testo di Micaela Bertoldi si articola in un’alternanza di Canto e di Controcanto, tra presente e passato.

Il Canto, inteso come discorso di personaggi contemporanei, reali, presenta la speranza nel futuro nonostante le vicende belliche recenti che hanno segnato la loro psicologia; esplicita le preoccupazioni, lo smarrimento, le ansie, le attese per il futuro di quanti, provenendo dal Kossovo e in generale dalla penisola balcanica, portano con sé un bagaglio pesante di esperienze da rielaborare.

Il Controcanto narra le vicende passate con le voci di soldati senza nome e di Poesia, Storia, Memoria, Geografia. Ci sono poi le voci di personaggi ricavati da fonti letterarie, come Gjorg e Čelebi o Abdulah, Agota, Herta, figure create da autori viventi o che si riferiscono agli stessi scrittori.

Attraverso la trasfigurazione letteraria e teatrale è possibile “entrare” nel passato, per conoscerlo e anche per prenderne le distanze: perché quando sulle guerre non si riflette, provando a cercare soluzione ai conflitti per via diplomatica, si verifica una specie di coazione a ripetere, così che la Storia diventa una spirale di drammi senza fine.

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