Razzismo, malapianta da estirpare

Black Lives Matter. Piazza Duomo dice No al razzismo

Il razzismo è una malapianta che si ripresenta in ogni epoca e in ogni stagione. La pretesa che qualcuno sia superiore a un altro; che una razza sia geneticamente privilegiata dalla natura; che le diseguaglianze sociali diventino strutturali e intoccabili, “perché così è sempre stato”. Tutto ciò diventa terreno di coltura per il riproporsi di episodi che non possono essere condannati semplicemente come incresciosi: un richiedente asilo che viene colpito al volto da due giovani a bordo di un motorino; un operaio di Capo Verde centrato da un proiettile sparato da un uomo che dice: “Miravo a un piccione!” (è accaduto non molto tempo fa). Non si può accettare! Occorre riproporre invece una “grammatica dei diritti” che riguardi tutti, nessuno escluso, donne e uomini e bambini di ogni provenienza e di ogni estrazione. Sostituire le parole “sfruttamento”, “dominio” con un nuovo agire organizzato attorno alla “compassione”, alla “sofferenza”, alla “solidarietà”. Riscoprire quello che Emmanuel Lévinas chiama “il volto dell’altro”.

Solo così l’anniversario che si celebra ogni anno il 27 gennaio quando le truppe sovietiche entrarono nel campo di Aushwitz può essere degnamente ricordato, è utile e serve. Alcune università italiane negli anni successivi alla fine della guerra chiederanno scusa non solo agli ebrei, ma a tutti, alla Cultura con la “C” maiuscola, vilipesa e oltraggiata in quella circostanza storica dell’emanazione delle leggi razziali del 1938. È utile studiare quegli avvenimenti! Serve anche riscoprire la storia delle rivolte razziali antischiaviste e anticoloniali che ad ogni latitudine dimostrano che gli uomini anelano alla libertà e alla giustizia (in molti, più di quanto si pensi), pagando di persona, sacrificando la propria vita.

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